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The Promised Neverland, che delusione!

Giuseppe Federici 30 Marzo 2021 4 min read
The Promised Neverland
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The Promised Neverland, che delusione!

Bene, è arrivato uno dei momenti che più aspettavo da tempo, probabilmente, ossia la recensione dell’anime di The Promised Neverland.
Cercherò di essere il meno cattivo possibile con gli spoiler ma, nel caso stiate leggendo, accertatevi di non volerli.


TPN è un manga scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu, pubblicato sulla rivista Weekly Shōnen Jump dal 1º agosto 2016 al 15 giugno 2020. Probabilmente, gran parte di voi ne avrà sentito parlare come “L’anime in cui i bambini vengono allevati come carne da macello in una fattoria” e… beh, si, il senso è quello. Ma c’è più di questo dietro a questa opera. Difatti, la serie segue sempre il filone del classico shonen (o, se preferite, prodotto per ragazzi) ossia i protagonisti che ricevono un continuo mutamento dei protagonisti e la crescita di essi nel corso del tempo. Cos’ha di diverso dagli altri shonen TPN? Beh, nulla e tanto.

The Promised Neverland
The Promised Neverland

Mi spiego: l’idea di base sulla trama è abbastanza “fresca” per un prodotto destinato ad un pubblico di prettamente ragazzi, difatti mantiene un suo stile “dark” nonostante molte parentesi buffe e gag non propriamente da anime in cui ti aspetti che, improvvisamente, qualcuno possa morire nella maniera più becera e tossica possibile (Come in Starving Anonymous, serie che vi consiglio assolutamente e che definisco come la versione Hardcore di TPN, ma ne parleremo un’altra volta), dove ti aspetti come minimo una testa che vola via o un festival del sangue.

Sarò sincero, inizialmente su tutto ciò ero abbastanza scettico. Pensavo “Ma come è possibile che con tutte le premesse horror del mondo vi possa essere spazio per qualcosa di così candido?” e… mi sbagliavo completamente. Iniziai l’anime, dalla prima stagione, per poi continuare con il manga. La prima stagione, a mio avviso, meravigliosa. Tra OST toccanti, Isabella’s Lullaby e la Opening tra queste, un’attenersi completo al manga (Mica cazzi, viste le porcate che molto spesso fanno le case di produzione o gli autori stessi… coff coff Tokyo Ghoul) e un finale di stagione che mi fece dire “Wow, ne voglio ancora”. Dunque… detto, fatto!

Iniziai il manga e rimasi sempre più piacevolmente sorpreso da come si stessero mettendo le cose. Pensavo che usciti dall’Orfanotrofio i nostri eroi si sarebbero trovati davanti ad un monotono percorso verso la ricerca della libertà ma, invece, complice l’arco narrativo di Goldy Pond posso dire che la serie è stata una vera e propria scoperta. O, almeno, fino alla saga finale.

Difatti, arrivati alla saga che rinominerò per facilità “Assalto alla monarchia” il tutto inizia ad oscillare. Mi spiego: prendete il tutto come il classico “dobbiamo uccidere il boss finale”, che ci può stare benissimo, però cosa fareste se tutto ciò continuasse a diventare un continuo tra alti e bassi?

Personalmente, ho trovato tutto ciò abbastanza noioso, seppur io abbia sobbalzato in svariati tratti. Il mio voler leggere il manga sembrava esser scritto tramite un sismografo. Ogni tanto qualche onda più grossa, poi qualche onda più minuta.

E’, però, sul finale che si compie lo schifo. Si parte subito con un meraviglioso colpo di scena che mi ha fatto, letteralmente, saltare dalla sedia. Non me lo aspettavo e stavo subito pregustando il finale fino a che… già, fino a che.

Fino a che i ragazzini riescono ad arrivare nel mondo degli umani e oltre 180 capitoli vanno a finire a donne di facili costumi. Cosa che, per lungo tempo, mi ha fatto ponderare di vendere direttamente la Limited Edition dei primi tre volumi. Rendetevi conto.
Arriviamo, però, al punto dolente. Ahah, magari penserete “ci potrà essere qualcosa di peggio?” e… si.

La seconda stagione dell’anime. Appena ho visto che sarebbe stata un “anime only” a livello di trama, con sostanziose modifiche alla trama ero abbastanza scettico, come chiunque altro abbia letto il manga in fondo, però ho comunque dato un’opportunità alla cosa. Tra personaggi cancellati, archi narrativi cardine smantellati e momenti topici resi, passatemi il termine, “fuffa” ci siamo ritrovati con una seconda stagione che sembra fatta da delle scimmie con una macchina da scrivere sul finale.

Perché, obiettivamente, il finale è peggio di tutto il resto. Mostri personaggi importantissimi nel manga, la Regina e il Dio dei Demoni tra tanti, e poi? Gli dedichi soltanto un frame e non fai, almeno, una terza stagione dove spieghi la caduta della monarchia?

Ma allora ditelo che volevate soltanto prendere per il culo i lettori e fargli dire “The Promised Neverland è l’opera più sprecata del decennio” perché, a mio avviso, è questo: uno spreco IMMANE. Non puoi neppure dire “Dai, aspettiamo un sequel”. Perché no, non accadrà.


Vi erano profonde aspettative, da parte mia, su “The Promised Neverland“. Onestamente? Tutte distrutte

Autore

Giuseppe Federici

administrator

Giuseppe è il mio vero nome, si, ma tutti mi chiamano Red.
Sono un ragazzo classe ’95 con la passione per il mondo Nerd.
Mi avvicinai a questo mondo durante l’infanzia, grazie anche ad una cartuccia di Pokémon Rosso che mi fu prestata da terzi. Da allora iniziai a seguire sempre più questa forte corrente.
Sono un amante di serie a tema Psicologico e Seinen, ma sopratutto un ex player competitivo del videogioco Pokémon.
Scrivo per Nerd’s Bay dal 2021 e sono uno dei founder di questa community.

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Tags: Anime Geek Manga Nerd

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