
Qualche impressione sulla saga di Heartstopper e sulla prima stagione Netflix
Un paio di settimane fa avete letto, forse, la mia recensione sul primo volume di Heartstopper e qualche impressione sulla serie TV targata Netflix che si mantiene stabilmente nella topten della piattaforma streaming (se ancora non lo avete fatto, non temete, la trovate qui: Heartstopper #1 – Recensione | Nerd’s Bay (nerdsbay.it)).
Oggi invece voglio parlarvi dei volume successivi ai primi due, quelli non ancora trasposti su schermo, insomma, e del perché, secondo me, questa serie stia raggiungendo così tanto il pubblico.

Innanzitutto, ripassiamo un attimo le tematiche centrali di Heartstopper: Charlie è un ragazzo di quindici anni, gay. Il primo giorno del terzo anno di scuola viene inserito nel gruppo di studio Amleto V e qui conosce il suo compagno di studio, Nick, per cui si prende immediatamente una cotta immensa. Ma Nick è etero, o almeno, così crede Charlie, che però, privo della certezza di questo fatto, non riesce a togliersi quello che è diventato il suo migliore amico dalla testa.
La trama di tutta la serie di fumetti è piuttosto semplice e si basa sulle dinamiche che portano alla formazione di una coppia al liceo negli anni venti del Duemila. Ma Heartstopper non è solo questo, dietro la serie si nasconde molto di più.
Perché è così importante leggere Heartstopper?
Il primo punto forte di Heartstopper è il tono della narrazione. Con uno stile leggero, frizzante e molto, molto reale, Alice Oseamn porta il lettore all’interno della storia, delle vite, di Nick e Charlie e di tutti i personaggi che gravitano loro intorno, ma senza cadere mai nel pietismo o nella pornografia del dolore, ma, anzi, mettendo in luce sia le cose belle che accadono che quelle brutte con la stessa neutralità, con la stessa dose di realtà.
Heartstopper ha poi dalla sua parte la grande importanza dei temi che affronta, mostrando come si possono risolvere certe situazioni, cosa sarebbe giusto fare, ma anche l’inadeguatezza che si sentono addosso molti ragazzi quando devono affrontare qualcosa di più grande di loro. In Heartstopper si parla di anoressia, si parla di disturbi mentali, si parla di omofobia, si parla di transizione, si parla di rapporto con i genitori… Insomma, si parla di tutto quello che anche noi avremmo voluto sapere che affrontavano anche altri, a sedici anni.

Heartstopper parla di gioie e dolore, del modo che noi abbiamo di affrontarli quando siamo ancora troppo piccoli per farlo. Ma parla anche di rete di supporto, di persone che ci sono vicine e che ci aiuteranno come possono.
Heartstopper educa i lettori a non sentirsi in colpa per i propri sentimenti, a ricorrere a uno specialista quando ce n’è bisogno, senza mai risultare paternalistico, senza mai risultare pedante. La lettura di Heartstopper pare una lunga lettera un amici preoccupato per noi, e per questo fa bene al cuore, regalandoci anche, tra una tematica serie e l’altra, tanti sorrisi e tanto, tantissimo amore.
Insomma, Heartstopper ha il grande pregio di parlare ai lettori di temi che li interessano, con un linguaggio adatto a loro e con un tono che non vira mai nel drammatico. Si tratta di una visione e di una lettura che vi consiglio, anche per cambiare un po’ il nostro gusto personale, forse troppo abituato al drama che tanto andava di moda, invece, quando noi avevamo sedici anni. Apprezzato sia dai più grandi che dai più piccoli perché i prodotti così, sono, purtroppo, ancora pochi, quindi supportate Heartstopper se volete che ce ne siano altri.
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