Lucifer stagione 6

Lucifer: la recensione dell’ultima stagione disponibile su Netflix dal 10 settembre dell’incredibile serie sul Diavolo a Los Angeles.

ATTENZIONE: SPOILER ALERT (ne sono libere le conclusioni finali)

Avevamo già parlato di Lucifer in un articolo apposito che vi linko qui, nel caso in cui ve lo foste perso. Ne avevamo già sottolineato la potenza e, ahimè, anche i difetti a causa del cambio di produzione. Personalmente, sono molto legata a questo show. Lo amo perché riesce a far apprezzare il Villain più conosciuto nel mondo, il Diavolo, riesce a trasformare questa figura, a farla comprendere e ho empatizzato tantissimo con essa, ma proverò comunque a fare una recensione il più oggettiva possibile.

La stagione precedente ci aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca. Non era Lucifer, non era il Diavolo con il quale avevamo avuto a che fare fino alla quarta stagione, aveva perso il suo non so ché di “speciale”, Netflix l’aveva trasformata nella classica serie esasperata, tra l’altro esagerando a livelli estremi con siparietti non necessari come la puntata in bianco e nero o la puntata musical, di cui la serie non aveva bisogno perché Lucifer piaceva perché non era niente di poi così surreale nonostante parlasse di qualcosa a cui si fa difficoltà a credere.

Infatti, era terminata proprio con la più grande delle esagerazioni, cioè: Lucifer sconfigge Michael in una battaglia tra angeli e tutti si inchinano a lui in quanto è appunto diventato Dio. La sesta stagione della serie dunque doveva incentrarsi sull’ascesa del Diavolo nella Città D’Argento per sedere al trono e governare dal Paradiso. E invece no, gli sceneggiatori sembrano aver fatto mille passi indietro.

L’ultima parte di questa meravigliosa serie, tutto sommato, si apre esattamente con una scena che richiama la prima conoscenza che facciamo con Lucifer, il nostro straordinario protagonista, nella prima stagione. Il Diavolo a bordo della sua Chevrolet Corvette del 1962 che sfreccia per le strade di Los Angeles con i Cage The Elephant in sottofondo e viene fermato da un agente intento a multarlo, ma con i suoi poteri, Lucifer, riesce a scamparla. La stessa dinamica ci viene presentata stavolta col medesimo agente. Già da questa scena capiamo che la serie volge al termine e vuole far ricordare tutto ciò che abbiamo vissuto precedentemente.

In questo primo episodio, oltre che trovare, purtroppo, delle pecche nella recitazione, abbastanza evidenti ma fortunatamente solo nella prima parte della puntata e quasi esclusivamente da parte di Lauren German, l’attrice che interpreta Chloe Decker, ci viene anche, in parte, presentato il “problema” che perseguiterà Lucifer per tutta la durata della stagione, ciò che romperà l’equilibrio che si era andato a creare, ossia: Rory, la figlia di Lucifer.

Ora, tutta la stagione volgerà alla conoscenza di questo nuovo personaggio e tutto effettivamente è logico e fila liscio, dal viaggio nel tempo alla spiegazione degli avvenimenti. Rory è anche molto importante perché il suo rapporto con il padre è la chiave che permette l’ultima evoluzione del personaggio di Lucifer, permette un confronto in prima persona con tutto ciò che aveva detestato di Dio, suo padre, capisce che al destino non si sfugge e che il libero arbitrio ne è schiavo.

La “rogna” principale che rende tutto quasi scollegato alla storia precedente è che sembra che Rory non sia abbastanza parte integrante della trama, è indubbiamente un bel personaggio, è il perfetto incrocio tra i suoi genitori, eppure è come se qualcosa mancasse, è come se non si riuscisse a creare appieno un rapporto tra personaggio – spettatore come magari si è creato con la madre del nostro protagonista o Charlotte, proprio perché è una new entry troppo importante per un’ultima stagione

Un altro personaggio che sembra abbiano quasi dimenticato è Eve. Eve doveva essere centrale nella stagione precedente e avere un effettivo ruolo intenso per come ce l’avevano presentata e invece Netflix ha preferito darle un ruolo totalmente marginale di cui sappiamo, fondamentalmente, molto poco e in quest’ultima stagione ha rilevanza solo in una scena da protagonista, cioè quella in cui conosciamo un Adam che risulta più una comparsa, e nella scena del matrimonio col demone Mazikeen, rapporto che ci regalerà anche la ricostruzione di una parte dell’omonimo fumetto DC al quale si ispira da serie tv .

Non è sicuramente il Lucifer della Fox, ma rispetto alla stagione precedente l’atmosfera sembra tornata quella di una volta, almeno solo in una puntata, stavolta, sono presenti siparietti non richiesti: l’episodio cartone animato. È comico, vero, ma ne fa perdere il senso della serie. Ci avevano presentato nelle prime tre stagioni un Lucifer sarcastico e ironico, molto spinoso, che bastava a dare l’aria diventente alla serie mentre gli eventi scorrevano sotto il suo naso e poteva conoscersi e capire cosa stava accadendo, non aveva bisogno di una puntata cartoonesca che fa solo storcere il naso e deviare l’essenza dello show.

Un altro punto a sfavore, sono quei piccoli dettagli, piccoli errori come Chloe che in gravidanza beve una coppa di quello che sembra champagne, anche se in un’intervista Ildy Modrovich e Joe Henderson chiariscono si tratti di analcolico, parole che, onestamente, prendo abbastanza con le pinze perché effettivamente nella scena non viene specificato niente del genere, quindi hanno un po’ mascherato la cosa a parole, ma i fatti sono altri. Sì, si potrebbe anche pensare che l’alcool non abbia effetto su Rory, in parte essere celeste, ma sappiamo che si specifica che ha sì i punti di forza di Lucifer ma anche le debolezze da umana di Chloe, ecco perché questo dettaglio è stata una brutta svista, diciamocelo.

E infine, la quasi completa dimenticanza di come il Paradiso potesse vivere in assenza del “Grande Capo”, per citare Ella Lopez. Vi è un accenno di apocalittico, che poi scaturirà anche l’arco narrativo finale proprio della signorina Lopez, uno dei migliori che susciterà grandi emozioni, una tenerezza indescrivibile, come se già non lo facesse anche solo con la sua felicità da bimba, ma anche questo evento poi verrà praticamente sottovalutato e stavolta proprio nella spiegazione del fatto, non viene per niente sviluppato quando sarebbe stato interessante approfondirlo.

Un altro arco narrativo che fa male, ma che piace vedere, un po’ come se lo spettatore fosse un masochista, è quello di Dan. Avevamo lasciato il caro vecchio “Detective Stronzo” in una bara e lo ritroviamo fare un percorso personale di redenzione dall’Inferno alla Terra sulla quale dimostrerà in qualche modo, anch’esso, l’evoluzione di un personaggio che, parliamoci chiaro, lo si odia per una buona fetta di show a causa proprio dei suoi peccati, mentre stavolta, come alla fine della quinta e alla perdita di Charlotte, il pubblico si ritrova ancora una volta in lacrime per Dan.

Ebbene sì, a proposito di lacrime, questa è la stagione in cui se ne versano di più probabilmente. Perché? Semplice, perché hanno deciso di riservare ad ogni personaggio un saluto meritato, doloroso e toccante anche se ancora si spera in un arrivederci, magari con uno spin off su Mazikeen e Eve, iconiche per la comunità LGBTQ+, o un film sul post scena finale magari, la scena che emoziona più di tutte, o proprio su Rory, e soprattutto perché ogni addio è in qualche modo rappresentato da un ricordo fondamentale di questa immensa serie significativa da Mazikeen alla dottoressa Linda Martin, colonne portanti del prodotto seriale.

Magari lo si può percepire come del fan service proprio perché, purtroppo, la scrittura della stagione si discosta dalle prime rappresentazioni di Lucifer ma è di base la stagione dei sentimenti, tutto è costruito in modo da dare forti emozioni allo spettatore toccando il ricordo di eventi cardine, iconici ed eccezionali delle stagioni precedenti, ecco perché, io stessa, ho finito la serie piangendo dal settimo episodio di quest’ultima stagione all’ultimo episodio, probabilmente, sicuramente, anche per il mio affetto verso questo prodotto.

A livello tecnico notiamo lo stesso cambiamento delle due stagioni precedenti, soprattutto a livello fotografico. Sicuramente i movimenti di camera e il montaggio sono sempre di qualità, è sempre tutto molto scenico e attivo e scalpitante, anche l’episodio girato come regista dall’attore che interpreta Amenadiel: D. B. Woodside. Anche la colonna sonora, rispetto alla quinta stagione, è tornata ad essere quella di una volta, più rock, più alternative, più sublime, più adatta al nostro protagonista diabolico.

Per quanto riguarda la fotografia, invece, si percepisce il netto cambiamento. Eravamo abituati alle prime stagioni in cui i colori erano più cupi e i contrasti decisamente più alti, stavolta, invece, abbiamo un tono più caldo, colori più realistici, ma comunque l’effetto visivo non dispiace, magari, in realtà, prima aveva più un significato vero e proprio, mentre ora si conformizza un po’ a tutte le serie prodotte da Netflix. Le ambientazioni sono molto curate e la CGI rimane stabile e rende soprattutto nelle scene ambientate all’Inferno.

Per concludere: quest’ultima stagione di Lucifer, ancora una volta, dimostra che la produzione è cambiata e si sente e anche, in parte, peggiorata. Si percepisce un qualcosa che manca, sembra incompleta di qualche elemento, eppure, nonostante i tanti piccoli errori, risulta leggera, scorrevole, emoziona, è ricca di sentimenti, ci si commuove, si ride, ci si gasa, ci si diverte.

Il tutto è come sempre accompagnato da grandi presenze sceniche come quella del talentuosissimo Tom Ellis, e dai ricordi che riemergono durante tutta la stagione, prima a piccoli passi, molliche di pane che sfociano in un esplosione verso la fine, tra addii ma anche arrivederci, redenzioni e perdoni, per poi trovarci davanti alla scena che segna l’amore eterno e che va a seguire la linea di un destino già conosciuto.

Sicuramente, a causa di queste ultime parti, non è una serie perfetta e coerente, sicuramente Lucifer meritava di meglio, un intreccio meno superficiale, qualcosa che, per la piega che aveva preso, si complicasse e si dilatasse e ci regalasse comunque il finale che abbiamo ricevuto. Purtroppo, il grande e unico problema è stato il cambio della guardia nello staff di produzione. Eppure, la serie in toto suscita comunque un qualcosa e questo finale è riuscito a commuovere ed emozionare allo stesso modo e ad insegnare, sensibilizzare, ai personaggi in primis e anche allo spettatore su svariati temi, che sono esattamente gli obiettivi di un prodotto comunicativo come questo.

Fateci sapere voi cosa ne pensate di quest’ultima stagione di Lucifer, se l’avete già vista o se avete intenzione di vederla e continuate a leggerci e seguiteci anche su instagram @nerdsbay.