Jacu, Paolo Pintacuda e un destino scritto ancor prima di nascere. Scopri un romanzo con sfumature storiche
Jacu, la leggenda di un eletto
La storia è ambientata nella Sicilia di fine ‘800. L’anno è il 1899 e ci ritroviamo a parlare dell’arretratezza culturale di un piccolo borgo. Si parla di miti, si parla di dicerie, si parla di una cultura ormai perduta nel tradizionalismo italiano. Tradizionalismo italiano che sta via via andando a disperdersi, anche per via di una modernità sempre più vorace e che inghiottisce lo storico. Questo è un altro discorso, ma andiamo avanti.
Si parla di Jacu, un bambino nato con l’anatema del settimino. Un bambino che secondo dicerie avrebbe il dono di curare ogni malattia, solo perché nato a ridosso del nuovo secolo.
Tra superstizione e tragedia, il libro sembra scorrere via quasi come se fosse una vera e propria opera teatrale. Paolo Pintacuda veste, per larghi tratti, i panni del commediante descrivendo una situazione che per larghi tratti sembra ironica. Ironica e non solo. A suo modo anche drammatica, riuscendo a descrivere uno dei problemi che ha sempre contraddistinto la gioventù: la paura di esser diversi.
Una paura che diventa spesso opprimente e triste, su cui non si può far altro che empatizzare. Quella paura che quasi chiunque ha vissuto, arrivando addirittura a provare quel sentimento di non accettazione che scaturisce nel più buio non riuscirsi ad integrare.
La narrativa risulta come fluida, bizzarra a larghi tratti ma in senso buono, e con un tocco di vivacità che da un’opaca sensazione di sollievo dagli argomenti trattati. Un libro sorprendente, che abbiamo adorato.
Trama del libro
Negli ultimi giorni del 1899, la misera quiete di Scurovalle, un grumo di case su di un anonimo monte siciliano, è turbata da un incredibile evento: Vittoria, ventidue anni e già vedova, partorisce l’ultimo settimino del secolo, un bambino che, secondo le credenze popolari, avrà poteri magici e curativi e sarà in grado di assistere qualsiasi sventurato.
Sebbene Vittoria tenti di assicurare un’infanzia normale al figlio, sin dalla tenera età il piccolo Jacu dimostra di possedere questo dono prodigioso, diventando un punto di riferimento irrinunciabile per tutti i compaesani. Anni dopo, però, gli effetti della guerra raggiungono perfino la sperduta comunità di Scurovalle, riempiendo i cuori di paura, diffidenza e rancore.
Jacu, che per un errore dell’anagrafe non viene spedito al fronte insieme ai suoi coetanei, vede il proprio paese natale voltargli le spalle e sprofonda così in un periodo di grande tristezza cui decide di mettere fine arruolandosi volontario. Ma la guerra non risparmia nessuno e da quel momento né Jacu né la sua amata Scurovalle saranno più gli stessi.
Una storia potente e visionaria che intreccia le sorti di un eroe dal cuore puro con quelle di una comunità arcaica, raccontando con una lingua nuova e incalzante le vicende di un protagonista luminoso oscurato dal buio della Grande guerra. Una realtà appartata, quella dell’immaginario paese presente nel libro, con una manciata di anime in cui si ritrovano tutte le sfumature dell’indole dell’uomo: la superstizione, l’invidia, il rancore, ma anche la generosità e la speranza.
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