A Quiet Place II: un’ondata di inquietudine

A Quiet Place II, il sequel di un capitolo horror molto peculiare che ci regala la bellezza di stare col fiato sospeso letteralmente fino agli ultimi minuti della pellicola.

Proprio questo lunedì ho avuto il piacere di recarmi in sala e visionare il sequel di A Quiet Place, film di cui abbiamo parlato proprio settimana scorsa sottolineandone le particolarità e il perché andrebbe visto, andiamo dunque ad analizzare il seguito, altrettanto abile ad impressionare e vigoroso nella produzione.

A Quiet Place II è un film sequel del 2021 scritto e diretto dal giovane talentuoso John Krasinski in cui vediamo, ancora una volta, la partecipazione della stupefacente e cazzutissima Emily Blunt, dalla quale riprende proprio il racconto del primo capitolo della trilogia in cui guida la sua famiglia verso la sopravvivenza dopo gli ultimi tragici avvenimenti alla fine della prima parte, compiendo un viaggio da nomade e cercando aiuto e scampare al rischio.

A Quiet Place II è leggermente differente dal primo capitolo di quella che, a quanto pare, sarà una trilogia. Innanzitutto, il silenzio non è più al centro della pellicola. In questa parte della trilogia iniziamo ad avere un contatto umano con qualcun altro. Iniziamo a conoscere una comunità più ampia rispetto a quella limitata alla famiglia Abbott che avevamo trattato nella recensione precedente.

Innanzitutto, non vediamo grandi flashbacks tra il passato e il presente all’interno del tempo del film come invece si evinceva dal trailer. La pellicola si apre con un unico passo indietro che ci presenta come è iniziata la storia principale e come gli alieni dall’udito sensibile, ancora senza nome, siano arrivati sulla Terra terrorizzando tutta la popolazione. Questo flashback serve principalmente a presentarci un nuovo personaggio che aiuterà i nostri protagonisti nella lotta alla sopravvivenza: Emmett, interpretato dal supremo Cillian Murphy, che dopo averci estasiato con Peaky Blinders nell’ultimo periodo, ci regala una rappresentazione magnifica del suo personaggio affranto ma molto capace.

Grazie ad Emmett, veniamo introdotti addirittura a due nuove società: la prima più primitiva, folle rispetto alla nostra, spietata, che per sopravvivere compie gesti estremi nei confronti del nuovo e di chi non fa parte della propria cerchia sociale. Purtroppo, non viene spiegata in maniera abbastanza esaustiva da poterne studiare a fondo gli usi e i costumi, però possiamo sicuramente riconoscerne il percorso antropo-poietico che consiste però in una necessità e in una regressione del comportamento dell’uomo per forza di cose, non conoscendo la minaccia e non potendola combattere momentaneamente; la seconda società è una grande scoperta per la sopravvivenza del genere umano, rimasta quasi invariata da quella precedente.

In A Quiet Place II troviamo palesemente ispirazione nel prodotto videoludico The Last Of us, soprattutto nelle scene in cui vediamo Emmett e la giovane Regan Abbott affrontare il loro viaggio, la loro Odissea, per cercare un’umanità che sembra ormai perduta nella speranza di poter aiutare e farsi aiutare a combattere gli alieni grazie alle scoperte alla fine del film precedente sui punti deboli delle terrificanti creature pericolose che li minacciano da più di un anno.

Questa ispirazione a The Last Of Us la troviamo anche nella regia, nella fotografia, nella scelta dell’ambientazione che richiamano tantissimo il videogame nella struttura dei movimenti delle azioni, nella costruzione delle scene, nelle luci e nei colori intensi della natura che ormai si è ripresa quello che è suo e circonda le città in cui vi è segno di completa distruzione a causa del caos che queste creature spaventose e incontrollabili hanno causato creando uno spazio estremamente suggestivo.

L’unica cosa che lascia un po’ l’amaro in bocca, probabilmente, è la limitatissima durata del prodotto che in 90 minuti non è riuscita appieno a sviluppare determinate dinamiche ma si è lasciata un po’ andare ad una struttura temporale più seriale. In effetti, A Quiet Place II termina con un finale più aperto del primo capitolo, lasciando un po’ spiazzato, quasi insoddisfatto, lo spettatore che ne vuole di più, che nel bel mezzo dell’adrenalina del film si ritrova con le luci del cinema accese, i titoli di coda e la voglia di conoscere subito quello che succede in seguito. È sicuramente un finale molto apprezzabile, ma ci si aspettava una caratterizzazione più ricamata.

In conclusione, questo capitolo ci offre un paesaggio apocalittico in cui il silenzio e gli alieni non sono più effettivamente l’unica minaccia, diventano probabilmente l’ultimo dei problemi. Tra un jumpscare e l’altro, tra un silenzio ovattato e un rumore improvviso che ci disorienta nella sala, i nostri protagonisti devono affrontare un cambiamento sociale in preda al caos e alla paura più totale non solo delle creature ma anche di non farcela a causa della nuova minaccia che incombe su di loro: la follia delle persone.

Nonostante la chiave un po’ differente nella quale si ascoltano dei dialoghi veri e propri e si affronta una struttura un po’ più classica da horror fantascientifico apocalittico, A Quiet Place II è un prodotto cinematografico molto valido, vi sembrerà quasi di immergervi in un videogioco survival horror. Grazie al suo eccellente lavoro, tra questa trilogia e la serie The Office, John Krasinski, sicuramente, toccherà grandi vette ed entrerà a far parte dei nuovi grandi del cinema contemporaneo che sperimentano e rivoluzionano le regole standard del cinema del Novecento.

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