Un viaggio nel ‘Nirvana’ di Roberto Totaro: “Nato un po’ per caso, ora siamo a più di 2000 strisce”

Abbiamo avuto l’onore di sentire Roberto Totaro e intervistarlo ai nostri microfoni. Una chiacchierata tra l’origine di ‘Nirvana’ e le sue passioni

Quando pensi a Comix, è inevitabile, il cervello va istantaneamente a pensare al diario che, ancora oggi, viene usato da migliaia di alunni. Per chi come me ha passato un adolescenza, e non solo, tra i banchi di scuola usandone uno è impossibile dimenticarsi delle strisce umoristiche presenti al suo interno. Tante le risate, che hanno accompagnato le mie giornate di formazione scolastica. Quelle più genuine sono arrivate grazie a ‘Nirvana’ di Roberto Totaro, che ho avuto l’onore di poter intervistare in questi giorni. Una chiacchierata che definirei illuminante, proprio come il maestro creato dalla sua mente.

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Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

Roberto Totaro e la nascita di un mito

Quella di questo fumetto, però, può dirsi come una nascita quasi casuale. Infatti ‘Nirvana’ “è nato anni fa e, come tutte le cose, un po’ per caso. Il giorno che è nato, lo ricordo ancora, il direttore artistico Guido De Maria della rivista ‘Comix’ mi aveva telefonato. Mi disse ‘Oltre a fare i Tecnocratici ( Una serie che già realizzavo, sempre con loro ) perché per non stancare i lettori non inventi un’altra cosa?’.

Io non avevo tanta voglia perché mi stavo divertendo abbastanza a fare le tavole del mio altro lavoro. Così ho fatto tre strisce alla buona, in fretta e furia, tra cui una che poi è diventata abbastanza famosa: ossia ‘Maestro illuminami’. Alla fine in un giorno ho fatto circa 8 strisce, inchiostrate, e le ho inviate alla rivista“.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

La risposta, però, non è arrivata subito visto che “a quei tempi non c’era internet, era il ’93 all’incirca e ancora le tavole si spedivano all’editore con i corrieri. Questa cosa qui, ora, fa un po’ ridere: con internet è cambiato tutto. Ho inviato le otto strisce di questa nuova serie non credendoci neanche tanto e, se devo essere sincero, non avevo neanche troppa voglia di farla questa cosa. Mando tutto e per un po’ di giorni non sento niente. La rivista era settimanale, un sabato vado in edicola – saranno passati 10-15 giorni dalla spedizione – e mi ero dimenticato del tutto.

Speravo che al direttore non piacesse o che capisse che stavo facendo un po’ lo scemo per non essere poi effettivamente pubblicato: apro la rivista e le vedo stampate al suo interno. Da quel giorno ho iniziate a farle, insieme ai ‘Tecnocratici’. Non dico contro la mia volontà, ma è nato così ‘Nirvana’. È piaciuta anche se l’ho fatta in fretta e ora siamo arrivati alle oltre 2000 strisce“.

Roberto Totaro – Credit: profilo Facebook dell’autore

Qualche retroscena su ‘Nirvana’

Non si poteva non chiedere a Roberto Totaro una preferenza sui propri personaggi, no? Beh, la sua risposta non si è lasciata attendere e ci ha dato anche un suo punto di vista: “A tutti piace il poeta maledetto, perché si riconoscono in lui. A parte che tutti i miei personaggi, che vanno dal maestro e che hanno bisogno di una guida, non sono ne buoni e ne cattivi. Sono mediocri un po’ tutti, il poeta più di tutti è un fallimento ma continua in questa sua attività“.

Questa può dirsi una storia che richiama alla spiritualità per tanti, ma il suo creatore non è d’accordo: “Di zen c’è ben poco nella storia, è solo una scusa per mettere due persone il maestro e un altro, i vari discepoli – a fare dei dialoghi e argomenti di attualità. Ammiro i grandi dialoghisti e mi piace inventare i dialoghi, sono la cosa che curo di più. Anche maggiormente del disegno“.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

Una spiritualità su cui, però, ho potuto sentire la sua opinione: “Io sono una persona che osserva tutto quello accade. Sono, sicuramente, una persona che accetta le persone che hanno una spiritualità e delle credenze religiose. Ho anche stima di queste persone però io, purtroppo, sono una persona che osserva quello che accade. Mi piacerebbe sperare che esista un aldilà ma ho paura che non ci sia. Mi piacerebbe che esistesse una vita dopo la morte“.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

Fumetti al passo con l’evoluzione tecnologica

Il progresso tecnologico, rispetto a quando Roberto Totaro ha iniziato a disegnare, è andato parecchio avanti di molto. Quello dell’online è un argomento abbastanza delicato: “A mio avviso, è un grande aiuto per i giovanissimi ( internet, ndr ) visto che con un clic un loro disegno, anche il primo, può diventare virale sui social.

È un grande aiuto, quando ero io giovane era complicato far arrivare i miei lavori all’editore. Bisognava prendere un appuntamento a Milano, dove c’erano la maggior parte degli editori, ed era abbastanza complicato. Ora un giovane può farsi vedere in poco tempo e velocizzare tutte queste procedure che anni fa erano piuttosto lente. Penso sia una cosa abbastanza buona”.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

Un rapporto con internet, il suo, che sembra fatto di pro e contro: “Anche io utilizzo i social, cerco comunque di star al passo con la tecnologia pur non riuscendoci come un ragazzo. Devo dire che, personalmente, se scomparisse tutto non mi metterei a piangere. Mi sarei liberato di un po’ di pensieri, mi fa un po’ impressione la tecnologia.

Non la so usare tanto bene, anche se ho imparato un po’. Sono un disegnatore che è rimasto al voler incontrare l’editore, presentare il libro e fargli capire perché vuole fare quello anziché un altro. Questa velocità, questo risolvere tutto con un clic, per me è complicato. Ha anche degli aspetti positivi, come la velocità di spedizione di un lavoro. Effettivamente con un clic faccio arrivare il lavoro all’editore, penso sia positivo: una volta ci voleva di più“.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

L’evoluzione del fumetto secondo Roberto Totaro

Il mercato orientale è in netta espansione, tanto che i “manga ci stanno facendo una grande concorrenza. Ai ragazzi, ai giovani, piacciono e anche giustamente alle volte. Sono ottimi alcuni, anche se altri sono un po’ così così. Se andiamo avanti in questo modo ci faranno fuori, senza alcun dubbio. Spero che, in qualche modo, si riesca a convivere con i manga e che le persone di una certa età imparino ad apprezzare quelli buoni, anche io ne ho alcuni che trovo interessanti. Spero che, invece, i giovani imparino a conoscere il fumetto europeo e quello italiano”.

Credit: CINEON

Una speranza, quella di Roberto Totaro, che sembra essere riposta anche in una casa editrice di cui ha fatto il nome: “Considero anche tanti autori della Bonelli parlando di ciò, ho tanti amici lì, e secondo me meriterebbe più successo e che aumentasse le sue vendite. Anche perché stanno facendo il loro lavoro al meglio. Ho letto alcuni Tex, Dylan Dog e Martin Mystere ultimamente e li trovo davvero ben realizzati. Meritano molta più attenzione da parte della gioventù“.

Credit: Sergio Bonelli Editore

Un mercato in cambiamento

Ad oggi quello italiano ha grossi competitor, tra cui uno vicinissimo: “Ho lavorato in Francia per otto anni e conosco abbastanza il mercato francese, dall’86’ al 93′ per la precisione, e devo dire che la grande differenza con l’Italia è che la considerano un’arte come un’altra. Uscivano già direttamente in libro, mentre da noi ci sono voluti anni prima di vedere i primi libri a fumetti. Adesso si è abituati, perché ci sono scaffalature e librerie con vari generi ma anni fa non c’era nulla.

Negli anni 70 non esistevano i libri a fumetti, a parte qualcosina che pubblicava la rivista ‘Linus’. Un libro a fumetti era una cosa eccezionale, qualcosa a cui non eravamo abituati. In Francia, invece, son sempre usciti in libro ed è una grossa differenza. Qui, invece, è un po’ qualcosa di visto come da ‘Serie B’, che si legge da ragazzi e poi si smette o si guarda(va) storto se un adulto lo leggeva. Leggere un libro di letteratura o qualsiasi altro genere in Francia era allo stesso livello“.

Roberto Totaro – Credit: Profilo Facebook dell’autore

Tornando a parlare di tecnologia, un cambiamento radicale sembra arrivare proprio grazie ad internet. Il digitale sta iniziando a prendere piede: “Secondo me, non credo che prevarrà sulla carta. Resterà sempre uno zoccolo duro di integerrimi che non riescono a leggere su tablet o su uno schermo. Anche io faccio parte di questo gruppo, anche se ogni tanto ci provo. Se devo comprare un fumetto, però, lo prendo cartaceo altrimenti non ci metterei un euro per leggerlo in digitale. A me non piace, ma è una mia idea personale: non ho idea come andrà, potrebbe anche completamente eliminare il cartaceo.

È una di quelle cose su cui non ci riesce a fare un calcolo, bisogna aspettare e vedere cosa accade. Io il fumetto, però, o lo ho in mano o non mi diverto a leggerlo. Un fumetto d’avventura, ad esempio, riesce più difficile leggerlo in digitale. Forse le strisce umoristiche sono più fruibili attraverso i social e internet. Spero che rimanga sulla carta, perché è nato lì e vorrei rimanesse lì e hai anche un oggetto che puoi collezionare. Qualcosa più bello, secondo me, sono anche un collezionista e sono palesemente dalla parte della carta ( ride, ndr )”.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

Fumetti e non solo

Su di sé, Roberto Totaro ha raccontato un bel po’ di roba. Una conversazione interessantissima, culminata quando ha iniziato a parlare di letture. Di sé ha infatti detto che per le letture è “abbastanza onnivoro, mi piace un po’ tutto. Ho anche, ad esempio, alcuni autori giapponesi che amo come Otomo e alcuni francesi come Moebius. Quest’ultimo lo considero uno dei più importanti disegnatori di tutti i tempi. Senza dimenticare anche di Hugo Pratt. È difficile spiegare cosa mi piaccia di più, io amo il fumetto in toto“.

Un genere in particolare che gradisce, però, sembra esserci: “Mi piacciono le letture di fantascienza, sono appassionato da che esiste. Da piccino ho letto Urania e ancora adesso sono abbonato. È un genere che mi attira molto, ma adoro anche i polizieschi e i noir. C’è talmente tanto che mi piace, che farei quasi prima a dire cosa non lo fa. Però, a lunghe linee, per quanto riguarda il fumetto penso che Hugo Pratt e Moebius siano i due più grandi autori di tutti i tempi. Anche se non sono quelli che lo hanno ‘inventato’, visto che quello come lo conosciamo adesso – quello realistico – esiste grazie ad Alex Raymond. Bianco, nero e alternanza di luci e ombre, ecc. Anche lui lo considero un grandissimo autore, se adesso apri una sua tavola e apri un Dylan Dog ci sono palesi differenze, sì, però siamo lì. Ha come canonizzato quello che è il fumetto”.

Credit: Muddy Colors

Si va sull’horror

Non solo fantascienza, visto che “adoro anche il genere horror, specialmente americano, anche se abbiamo belle cose qui in Italia. Uno dei miei autori preferiti è Bernie Wrightson, che purtroppo è mancato sei anni fa di malattia, e mi ha ispirato con la sua passione per le mie vignette. Amo il genere horror sia nella letteratura che nei fumetti, arrivando anche fino a Stephen King senza tralasciare anche Lovecraft. Sono onnivoro anche qui, basta che sia scritto bene ma è ovvio. Quando esce qualcosa di horror, a fumetti, lo compro.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

Mi viene in mente il Dracula di Gene Colan, una serie fatta in maniera incredibile e una delle cose più belle che Marvel abbia fatto negli anni ’70. Per quanto riguardo l’umorismo, compro tutto quello che vedo. Qui si entra nel mio campo e mi interessa sapere cosa fanno gli altri colleghi, amo visceralmente l’umorismo. Mi piace l’idea che una persona abbia questo estremo bisogno di prendere cose estreme e negative, quasi tragiche, del vivere umano e metterle in scherzo e in risata. È una delle cose più belle che si possa fare, a mio avviso“.

Nirvana di Roberto Totaro – Credit: Comix

In conclusione, qualche parola su come ha imparato a disegnare con una gustosa chicca: il suo stile di disegno. Ecco cosa ha detto: “Ho imparato da tutto quello che ho visto, partendo anche dalle strisce americane. Partendo dai Peanuts, passando dai Cavernicoli di Johnny Hart e il Mago Wiz, fino a Quino con la sua Mafalda. Da loro ho imparato tutto quanto, quelli sono stati i miei veri maestri. Anche se, non tutti lo sanno, ho iniziato con uno stile di disegno ‘disneyano’ aiutando anche un loro disegnatore che si chiama Luciano Gatto. Poi dopo ho preso autonomia, ma il mio stile era quello inizialmente: animali antropomorfi, che ho portato avanti per circa nove anni. Quando ha aperto la rivista Comix, ho abbandonato il mio stile e ho adattato il mio disegno al mio stile umoristico. Far ridere, secondo me, è il più importante dialogo“.