Recensione Le Domestiche di Jun’ichirō Tanizaki

Recensione Le Domestiche di Jun’ichirō Tanizaki

Sappiamo bene che Jun’ichirō Tanizaki è un po’ Odi et amo, ma le sue storie sono sempre ben articolate con uno stampo molto moderno, c’è chi lo definisce “Uno scrittore strepitoso” o “Aggiunge troppi elementi da farti impazzire”. Iniziamo così la recensione de Le Domestiche, nella versione Mondolibri.

Le Domestiche di Jun’ichirō Tanizaki – Trama

Le domestiche, romanzo rimasto a lungo inedito in Occidente, è un autentico capolavoro narrativo. Ideale seguito di Neve sottile, perché ambientato nella stessa casa e nello stesso periodo, ne ribalta però completamente il punto di vista: qui il racconto passa attraverso la vita delle tante ragazze che nel corso degli anni hanno prestato servizio – prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale – presso la dimora dello scrittore Chikura Raikichi.

Nonostante sia benestante, Raikichi ha una casa piccola: le domestiche condividono una stanzetta accanto alla cucina e vivono a stretto contatto con i padroni, ma proprio questo consente al capofamiglia di osservarle molto da vicino nella vita quotidiana. Lo zelo, l’entusiasmo dello scrittore nel descrivere i corpi delle giovani cameriere – le loro gambe, i piedi, la pelle liscia e diafana – rivelano un interesse permeato da una forte carica erotica.

La figura del sensuale, e insieme ingenuo, Raikichi è al contempo un autoritratto ironico dell’autore e il centro di una storia commovente e ricca di sfumature sul cambiamento e la perdita. I vecchi valori e le tradizioni di inizio secolo stanno svanendo: assistiamo in queste pagine – nell’evanescente bellezza dei piccoli gesti e delle intricate relazioni – al tramonto di un intero mondo, che sarà travolto dalla marea di una nuova epoca. Con una scrittura vivida e cesellata, Tanizaki crea un’epopea grandiosa e trascinante all’interno di un universo squisitamente domestico.

Arrivò in casa Chikura nell’estate del 1936. Due ragazze, Haru e Mitsu, erano a servizio già da diverso tempo, ma si decise che era giunto il momento di assumere una terza persona.

Le Domestiche di Jun’ichirō Tanizaki – La recensione del romanzo

Raikichi e la moglie Sanko sono troppo buoni e talvolta finiscono ad avere cinque o sei cameriere di norma. Sanko è una donna che riesce a stringere buon rapporti con le sue domestiche tanto da rimanerci in contatto anche quando si sposano o si trasferiscono nelle città di origine o altrove.

A primo impatto tra i troppi nomi di località, nomi giapponesi o comunque tutti i traslochi fatti durante la Seconda Guerra Mondiale e il cambio della servitù può risultare stancante e noioso tanto da prendere una pausa. Ma in un secondo momento ho notato che è una caratteristica tipica di Tanizaki, è uno scrittore osservatore che mette in risalto dettagli da noi non osservati.

Nella famiglia Chikura c’è del sarcasmo in quanto ruota tutto intorno alle domestiche, ma allo stesso tempo c’è un filo di erotismo nella descrizione della pelle delle domestiche, dei piedi, del loro fisico e della faccia. Raikichi è solo un osservatore che descrive con attenzione tutti i dettagli ma solo da lontano.

Le domestiche è un romanzo che affronta il cambiamento di un Giappone che si sta modernizzando, in quanto lascia le sue tradizioni in modo drastico per alcuni fattori e in altri in modo molto lento adeguandosi a quello che ormai è il mondo. In conclusione è una piccola perla che va letta a tutto un fiato tra un capitolo di sarcasmo e osservatore.


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