La casa sul mare celeste, T.J. Klune

La casa sul mare celeste è un libro tra Harry Potter e La casa per i ragazzi speciali di Miss Peregrine, un fantasy pensato per essere una coccola a tutti i romantici.

La casa sul mare celeste è una delle storie più dolci che io abbia mai letto, uno di quei fantasy che ti porta in un mondo diverso, ma che al contempo senti tuo, perché al tuo somiglia, e che ti coccola per tutta la lettura.

Linus Baker è un assistente sociale per il DIMAM (il Dipartimento della Magia Minorile), non ha grandi ambizioni, non vuole fare carriera e diventare Supervisore, sta bene dove sta. L’unico suo pensiero nella vita è quanto essa sia grigia. Grigio il cielo perennemente piovoso, grigia la via dove si trova la sua casetta, grigio il suo ufficio, grigi il suo computer e la sua scrivania. Ma un giorno tutto cambia, per Linus, che viene convocato dalla Suprema Dirigenza per supervisionare un orfanotrofio molto speciale, un orfanotrofio che non è affatto un orfanotrofio, ma una casa, la casa sul mare celeste, quello stesso mare celeste che Linus sogna da sempre.

Il wordbuilding della storia è appena accennato in quanto non si rivela molto difficile da intuire nelle conversazioni tra i personaggi: ci si trova in una realtà parallela alla nostra in cui le creature magiche sono state scoperte e catalogate come se si trattasse di pericolosi criminali. Non è difficile intuire le analogie con le angherie subite dagli emigrati o, in particolare, dalla comunità LGBQT+, di cui l’autore fa parte.

I personaggi non sono particolarmente complessi, ma ben caratterizzati. Non si può non empatizzare con Linus Baker, stanco del suo mondo privo di magia, così come non si può non provare tenerezza per Arthur Parnassus, padre amorevole spaventato per la sorte dei suoi bambini in un mondo che non li accetta. I bambini sono p0i il punto nevralgico di tutta la storia, di una dolcezza infinita e capaci di farci innamorare a prima vista.

Lucy, l’Anticristo con i ragni nella testa, è sicuramente il mio personaggio preferito: un bambini di sei anni già cinico e ironico, amante della musica e della filosofia, e così l’autore mi aveva già conquistata. Ma la casa sul mare celeste è un posto per tutti e così troviamo anche Talia, la gnoma femmina, unica rimasta della sua specie, che non fa che minacciare Linus di ucciderlo e seppellirlo nel suo giardino, Phee, lo spirito di foresta, Sal, il volpino mannaro, Chaunchey, il non-si-sa-bene-cosa e Theodore, la viverna appassionata di bottoni.

Sembrano i freaks di un circo, bambini che si comportano come bambini, personaggi adorabili. Non ci si può non innamorare di questi bambini che non chiedono nient’altro che essere amati. Il fatto che Caunchey, poi, dalle fattezze di un alieno, voglia soltanto fare il concierge mi ha scaldato il cuore, generando però anche una riflessione su come anche le cose più banali possano diventare molto difficili, quando condite di pregiudizio.

La storia d’amore, per quanto dolcissima, penso che presenti l’unica pecca nel romanzo. Sembra che Linus, più che di Arthur, si innamori della sua famiglia, quindi, per quanto io abbia desiderato che stessero insieme dal primo minuto, non ho potuto empatizzare a pieno con le emozioni del protagonista. Un po’ un peccato.

Soltanto due parole sui nostri due innamorati, però, che secondo me sono personaggi molto belli. Arthur Parnassus ha sempre vissuto nella casa sul mare celeste, è un emarginato, un escluso, che però ha sempre il sorriso sulle labbra e non fa altro che pensare ai suoi bambini. Arthur è speciale per quello che è dentro, e non perché sia bellissimo o super affascinante, una volta tanto l’interesse amoroso non lo è, come nella vita vera. Linus, invece,, è uno di noi: insicuro, inserito nel sistema, vorrebbe soltanto passare la sua vita in riva all’oceano. Per quanto all’inizio non ci facci impazzire è impossibile non empatizzare con lui.

In conclusione, comunque, si tratta secondo me di un libro-coccola, perfetto per questo periodo dell’anno. Vi consiglio di leggere La casa sul mare celeste.

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