Pokémon Yellow, la prima generazione al culmine del suo peggio

Terminiamo la prima generazione con Pokémon Yellow, il terzo titolo con protagonista il topo giallo più amato da (quasi) tutti. Si, tra quei quasi ci sono io.

Pokémon Yellow è l’inizio di un amore fin troppo duraturo tra TPC e il fan service esagerato.

Ne abbiamo parlato in questo articolo, obiettivamente la prima generazione fa pena sotto fin troppi punti di vista. Le cose erano migliorabili in troppi frangenti, così anche in tanti si ritrovava ad esser peggiorabile.
Pokémon Yellow può definirsi come un passo in avanti, ma allo stesso tempo come un gigantesco passo indietro e l’inizio di un fan service fin troppo esagerato da parte di Game Freak e The Pokémon Company.

Il gioco si sviluppa nelle stesse modalità dei suoi predecessori, Rosso e Blu, con pochi cambiamenti. La grafica è indubbiamente rimasta invariata, con solo differenti pattern di colori che riescono però a rilassare molto di più l’occhio. Almeno quello.
Al posto dei tre starter, che potremo trovare nel corso dell’avventura, si riceve dal Professor Oak un Pikachu.
Quando giocai la prima volta a Pokémon Yellow la mia domanda perenne era “Come faccio a far evolvere Pikachu in Pokémon Giallo?”, a cui non ricevevo minimamente risposta giocando. Finché, arrivato ad Azzurropoli, non provai a dargli una Pietratuono e… niente. Pikachu non si evolveva.

Praticamente un gioco in cui sei vincolato all’imprecare inizialmente, per poi irritarti ancor di più andando avanti con la storia.
Capisco la scelta di voler puntare al far sentire i bambini come nelle avventure di Ash, con tanto di Pikachu che non si evolverà mai, ma è uno schifo totale come il gioco non cambi di una virgola in troppe cose rispetto a Rosso e Blu, dimostrandosi un becero remake di giochi usciti pochi anni prima.

Una delle poche cose carine è la feature di Pikachu che ti segue, che ha poi aperto la via ai giochi seguenti, ma salvo ben poco andando avanti. Specialmente perché la prima palestra è di tipo Roccia e con i Pokémon che può trovare il giocatore, è comunque costretto forzatamente a passare fin troppo tempo nell’erba alta. Per quella che dovrebbe essere la palestra più facile, eh. Perfino in Rosso e Blu con Charmander avevi vita più facile.

Pokémon Yellow era dunque necessario?

A dirla tutta? No, mi sento di dire che questo gioco sia obiettivamente il primo obiettivo pigro tentativo di far soldi senza proporre qualcosa di nuovo, un contentino da dare ai fan preparandoli alla Seconda Generazione forse. Anche se si può dire che non fosse un contentino, visto lo scarso effort messo anche in Oro e Argento ma ne parleremo in un altro articolo.

Per questo gioco, invece, posso terminare dicendovi che se proprio dovete iniziare con la prima generazione a giocare non fatelo attraverso Pokémon Yellow. Kanto è stata proposta così tante volte da parte di The Pokémon Company che dire fan service sia anche poco, ormai. Pikachu è ormai diventato opprimente in ogni sua forma e questo gioco è stato la chiara prova di quanto vi sto dicendo.

Se proprio dovete giocarlo abbassate di tanto le vostre aspettative perché vi ritroverete a vivere un’avventura con poche pretese e senza ambizioni, solo becero e puro fan service e neppure di quello buono.


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