Abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con i creatori di Judith, i Glaringbit games. Potrete trovare il loro profilo Instagram qui, sperando possiate apprezzare il loro prossimo lavoro.
L’intervista completa ai creatori di Judith
Qui di seguito tutte le risposte all’intervista che abbiamo potuto intavolare con i ragazzi di Glaringbit Games!
Come è nato il progetto?
«Il progetto è nato da un’ idea, inizialmente scartata, che prevedeva, come meccanica principale, la possessione di un personaggio non giocante da parte di un fantasmino col fine di influenzare una piccola comunità di altri personaggi. Abbiamo in seguito considerato che questo potesse essere un concept interessante da sviluppare ed ampliare aggiungendo una storyline accattivante. L’idea primordiale della possessione è stata ispirata da Mario Odyssey».
Qual è l’obiettivo che vi prefissate con il gioco? Puntate a farne altri?
«La riuscita del progetto e la sua pubblicazione è sicuramente il nostro principale obiettivo, per riuscirci è nostra intenzione lanciare una campagna kickstarter e trovare così i fondi necessari per finanziare il progetto, vederlo pubblicato su nintendo switch sarebbe una grande soddisfazione. Se abbiamo intenzione di farne altri? Siamo un team nuovo, appena formato, e abbiamo molte idee che vorremo realizzare una volta terminato “Judith”».
Come mai il genere horror?
«Troviamo che l’horror sia un genere che ben si affianca a quello dell’Inghilterra vittoriana, donando il senso di oppressione e decadenza che ci occorre per trasmettere al meglio la trama e rendere l’esperienza di gioco quanto più immersiva possibile».
Il vostro gioco può dirsi abbastanza particolare, oltre alle ispirazioni cosa vi ha spinto a portare avanti l’idea?
«Crediamo che “Judith” abbia potenziale, siamo certi di poter consegnare al giocatore un’esperienza gratificante lungo tutto il gameplay. A darci la motivazione necessaria a portare avanti il progetto è la voglia di metterci in gioco, imparare cosa significhi la creazione di un videogioco e viverne lo sviluppo. Esiste un enorme differenza tra giocare un videogioco e crearne uno, ma noi accettiamo la sfida con entusiasmo».
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