Interviste – Toni Sardina & Simone D’Angelo

Per la rubrica “interviste” di oggi, gli autori di Sentinel: Toni Sardina e Simone D’Angelo


L’intervista di oggi vede come protagonisti Simone D’Angelo e Tony Sardina, autori di Sentinel di cui grazie a Shockdom ho avuto l’opportunità di scrivere questa recensione. Questa, difatti, è un’intervista congiunta in cui entrambi i protagonisti daranno risposte a domande uguali. Senza indugi dunque andiamo a vedere le risposte!

Toni Sardina & Simone D'Angelo
Sentinel – Toni Sardina e Simone D’Angelo

Interviste – Tony Sardina e Simone D’Angelo rispondono alle nostre domande


1 – Come è nata la vostra collaborazione? Vi già conoscevate?

Simone: Io e Toni ci siamo conosciuti alla Scuola del Fumetto di Palermo, dove ci siamo scambiati spesso pareri e insulti amichevoli. La prima collaborazione vera e propria è arrivata un paio d’anni dopo, quando abbiamo fondato l’Outclass Art Studio, con diversi proposal tra cui appunto North Sentinel (all’epoca si chiamava così).

Toni : Io e Simone abbiamo studiato assieme alla Grafimated Cartoon, la Scuola del Fumetto di Palermo. Lavorare assieme è stata solo la conseguenza di quegli anni trascorsi assieme a leggere e a fare fumetti per fini didattici. Tant’è che nel 2018 abbiamo fondato con un terzo collega il nostro collettivo/studio: l’Outclass Art Studio. Da allora lavoriamo nel settore italiano ed estero, il più delle volte assieme.


2 – Come è nato Sentinel? Qual è stata l’idea che vi ha portati a dire “È il fumetto che voglio creare”?

S: Era un periodo in cui venivo bombardato da immagini, film, videogiochi e anime; subendone l’influenza, ho disegnato una pagina composta da due vignette, dove veniva raffigurata una piccola isola in mezzo all’oceano e un naufrago stanco di dover trascorrere la sua permanenza in quella “prigione”.

Così ho fatto vedere la pagina a Toni e gli ho descritto il concept di base, su cui lui ha abilmente costruito tutto l’arco narrativo e di “lore” su cui si fonda Sentinel e la sua atmosfera. Tra i tanti media che mi hanno ispirato a creare il concept grafico di Sentinel, c’è Death Stranding, opera videoludica di Hideo Kojima. Infatti il naufrago che protegge a tutti i costi il figlio è un chiaro omaggio a Sam Porter Bridges che protegge il BB.

T: Sentinel è nato da una semplice bozza che Simone fece del protagonista qualche anno fa. All’epoca era leggermente diverso da come lo si ritrova oggi nel fumetto, ma rispecchiava l’idea di base originale: un uomo costretto ad affrontare in solitudine su un’isola i fantasmi del passato, un concept in seguito scartato perché in lavorazione l’abbiamo ritenuto poco “avvincente”.

Perciò ho pensato ad una trama che lo rendesse parte inconsapevole di qualcosa di più grande, un protagonista allo stesso tempo attivo e passivo a degli eventi di cui né lui né il lettore può avere immediata coscienza. E in effetti, fino alla fine lui non l’avrà.


3 – Qual è un pregio sul lavoro che Simone/Tony ha, secondo te? Quale invece un difetto?

S: Toni mi conosce e io conosco lui ed entrambi sappiamo cosa vogliamo scrivere e disegnare; quindi lui sa cucirmi addosso storie, ma soprattutto sceneggiature, che a me piace disegnare. L’unico neo di Toni è che non è per niente social e in questo lavoro e soprattutto di questi tempi, è quasi essenziale aggiornare sempre i propri profili con le opere che produciamo.

T: Simone è veloce. Velocissimo. Nel senso che se un collega può impiegare un giorno intero a fare una tavola, lui in 3-4 ore chiude matita e inchiostri, e non a discapito della qualità. Il problema? È che quelle 3-4 ore sono letteralmente le ultime prima della consegna. Credo di non dover aggiungere altro.


4 – Quali sono le emozioni che volevate suscitare al lettore?

S: Il naufrago non sa a cosa va incontro durante la storia; brancola nel buio e non può interagire con nessuno che parli la sua lingua.

Tutti elementi che lo riempiono di domande, ma soprattutto di solitudine. Queste sono le sensazioni che deve provare il lettore e che speriamo di avergli trasmesso.

T: Volevamo una totale immersione del lettore, a tal punto da fargli capire della vicenda solo quello che apprendeva il suo protagonista vivendo braccato da degli indigeni aggressivi in un posto a lui ignoto. Poi, con degli ingredienti esoterici, lo abbiamo tempestato di “perché?”, rendendo il naufrago parte inconsapevole di una leggenda ben precisa circa la natura dell’isola. Ed ecco fuori Sentinel!


5 – Avete in mente nuove collaborazioni future? Se sì, per cosa?

S: Lavoriamo senza sosta da circa 3 anni, per il mercato estero e prossimamente proporremo un progetto dallo storytelling così particolare che pensiamo non sia mai stato fatto prima. Seguiteci per saperne di più.

T: Almeno per ora continueremo a collaborare in qualità di studio. Credo di parlare a nome di entrambi se dico che ci troviamo bene a lavorare in sinergia. Io mi fido di lui e credo lui di me. A dimostrazione di questo, siamo già al lavoro su un prodotto destinato al mercato americano.


6 – Cosa ne pensi della situazione fumettistica attuale Italiana e, sopratutto, a livello
mondiale?

S: I media hanno sicuramente amplificato il raggio d’espansione del fumetto a livello mondiale. Purtroppo però, in Italia, penso che sia un po’ castrato, perché la gente legge poco, se non per niente. Per questo gli editori italiani, da qualche anno e più di recente, stanno allargando i propri confini all’estero.

T: Penso che i nostri autori (disegnatori e sceneggiatori) abbiano moltissimo da dire al mondo intero. Se da un lato l’America è tendenzialmente più portata per le scazzottate e dall’altro l’Oriente verso i drammi interiori irrefrenabili, gli italiani (ma in generale gli europei) sono, a parer mio, la giusta via di mezzo per poter fare fumetti incalzanti e allo stesso tempo profondi. Ironia vuole che i lettori italiani siano nettamente inferiori alle loro controparti estere.


7 – Un disegnatore/scrittore alla quale ti ispiri? Perché?

S: Traggo ispirazione da qualsiasi forma di comunicazione grafica, come ho detto prima. Mi piace la regia cinematografica e fotografica di Refn (soprattutto in Drive), il modo di disporre ombre e luci di Ghost in the Shell e altre centinaia di cose. Ma il disegnatore che più mi ha influenzato è Stuart Immonen; la freschezza del tratto, pur non sporcandolo con inutili ghirigori, composizione, regia e pose dinamiche: tutto ciò che amo del fumetto, lui lo fa.

Sentinel – Toni Sardina e Simone D’Angelo

T: Una risposta facile perché banale. Prendo a piene mani dalle vette: Miller, Millar, Moore, Morrison e dal nostro Recchioni. Ma in realtà sono solo i nomi più famosi, perché di fatto cerco di cogliere da chiunque i concetti commerciali (per avere una marcia in più per la pubblicazione) e quelli ideali, dai quali elaboro i messaggi da trasmettere coi miei fumetti.


8 – Leggi? Se sì cosa e, sopratutto, che generi prediligi?

S: In realtà non leggo molto; preferisco più farli, che leggerli, i fumetti. Nonostante ciò credo di avere delle forti preferenze per il genere fantascientifico e action; ma non sdegno tutte le altre storie appartenenti ad altri generi, che se raccontate bene, sono sempre apprezzabili.

T: Colpevole di leggere pochissimi libri, ma altrettanto di macinare dalla mattina alla sera fumetti, film, serie e videogiochi. Credo fermamente che non esista una forma più valida delle altre per raccontare una storia. Tutti hanno qualcosa da dire coi loro mezzi. Personalmente però prediligo il genere horror, perché potenzialmente potrebbe abbracciare tutti i generi letterari, con un ritmo unico.


9 – Vi piacerebbe in futuro avviare collaborazioni con altre persone nel settore? Se sì, con chi?

S: Il mio sogno sarebbe di poter lavorare per Marvel, nello specifico sulla testata di Spiderman. Non sarebbe male neanche collaborare con Remender, Millar, Bendis o anche il nostrano Recchioni.

T: Il mio piccolo sogno è lavorare con quelli che sono stati i miei insegnanti alla Scuola del Fumetto, per la gioia di chiamarli colleghi. Faccio nomi e cognomi: Massimo Asaro, Gianluca Gugliotta, Aurelio Mazzara, Massimiliano Failla, Lelio Bonaccorso e Sergio Algozzino. Ho anche altri idoli, ma loro sono le persone che mi hanno formato e non riesco ad immaginare a una soddisfazione più grande di collaborare con loro.


10 – Cosa ne pensate di Shockdom?

S: Shockdom è sicuramente una delle case editrici italiane più aperte ad ogni stile e genere di storia ed inoltre è forse quella più intraprendente verso mercati esteri. Perché far conoscere l’eccellenza italiana anche al di fuori del nostro paese, può solo dare più lustro al nostro mercato.

T: Shockdom ha una qualità rara dalle nostre parti: la voglia di rischiare, mettendosi in gioco. Tra alti e bassi, io l’ho vista nascere come casa editrice e scalare vette che ad oggi la pongono a mani basse ai vertici del nostro panorama fumettistico. A riprova di questo, sta distribuendo di recente anche in Francia, Spagna e America con prodotti nostrani che potrebbero davvero far capire al mondo cos’abbiamo da dire noi italiani.


Nulla da dire da un punto di vista dei lavori interni. Siamo sempre stati seguiti da degli editor disponibilissimi e pronti a supportarci per qualunque esigenza.
Mi auguro che il nome Shockdom possa risuonare dovunque, lo merita davvero.

Ringraziamenti


L’intervista a Toni Sardina e Simone D’Angelo termina qui! Ringrazio i due autori di Sentinel per l’intervista, ho apprezzato creare le domande e ricevere le loro risposte. Spero di potervi risentire presto e vi auguro il meglio! Ringrazio anche Shockdom per avermi consentito di recensire il tutto e vi invito nuovamente a seguirli!

Copertina di Sentinel di Toni Sardina e Simone D’Angelo

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