Ossigeno – Recensione

Ossigeno racconta la storia di un’unità di soldati capitanata dal tenente Joshua e incaricata di disinnescare bombe atomiche miniaturizzate. Una distopia tutta italiana che parte da Napoli, sicuramente un’idea originale e interessante.. Ma la resa?

Ossigeno è un romanzo distopico di un’autore italiano, una premessa che, di per sé, incuriosisce per la rarità del genere nella nostra Nazione.

Cominciamo dalla trama, prendendone un attimo le fila. Anno 2061, il tenente Joshua viene incaricato, insieme con la sua unità, di lasciare Napoli per potersi muovere nel continente Euro-africano, ormai unito sotto un’unica egemonia militare, per disinnescare bombe atomiche miniaturizzate. Qui conosciamo i nostri protagonisti, innanzitutto Joshua, ma anche i suoi compagni d’armi e il comandante Lanza, il quale, in ogni modo si cerchi di vederla, non sembra un uomo degno di fiducia.

A causa di queste bombe atomiche la superficie terrestre va liberata, fatta eccezione per i soldati che sono incaricati di salvare i civili rimasti in superficie. Come fare? E’ proprio Lanza a pensarci, creando la città O2, Ossigeno, nella quale è la concentrazione di ossigeno pro capite non è però illimitata, come non è scontata la sopravvivenza in simili condizioni.

Le premesse del libro, a mio avviso, erano più che promettenti. La trama, per quanto basata su motivi classici per il genere distopico, come la tirannia militare e i protagonisti dotati di un vissuto particolarmente problematico, in Ossigeno ha sicuramente caratteristiche originali e mai lette prima. Per me punto di forza assoluto del romanzo, ho trovato che fosse sempre ben sviluppata, mai scontata o banale, con anche alcuni colpi di scena imprevisti e apprezzati.

Se dal punto di vista della trama, dell’originalità e dell’unicità del romanzo nulla si può imputare a Ossigeno le cose, invece, cambiano quando si analizza lo stile di scrittura e la struttura del racconto.

Partirei col parlare dello stile perché credo che, francamente, sia stato proprio questo elemento a non farmi apprezzare Ossigeno. Mi sento innanzitutto di premettere che non sto dando un giudizio sulle capacità di scrittura dell’autore, che ritengo più che soddisfacenti, ma sulla scelta stilistica fatta all’interno del romanzo Ossigeno, considerandone la trama e la struttura.

Ho trovato che la scrittura fosse estremamente prolissa, evocativa e poetica, che ci fosse una ricercatezza lessicale per ogni singolo termine, una volontà di essere aulici in ogni singola parte del testo. Di per sé queste caratteristiche non possono essere un male, denotano cura e attenzione nei confronti del prodotto. Quello che spesso non emerge, però, è la connessione tra quello che si sta raccontando e come lo si sta raccontando. Ho trovato, molto spesso, che l’eccessiva compostezza della scrittura non permettesse di entrare in empatia con i personaggi, che l’altezza dei termini non fosse adatta al parlante che li esponeva.

Una grande nota negativa, nella mia personale opinione, sono state le lettere di vari protagonisti che in Ossigeno si alternano alla narrazione. La prima volta che ne ho vista una ho gioito, sperando che esse mi permettessero di empatizzare con i personaggi, ma così non è stato. I soldati restano distanti, anche nell’ultima parte del romanzo, sicuramente la più emotiva, e sembra che sia impossibile avvicinarglisi, stabilire un contatto con loro.

Anche da un punto di vista più tecnico, puramente strutturale, oserei dire, ho notato che ci sono parti del racconto che si muovono troppo velocemente, senza essere realmente approfondite, e questo non mi ha permesso (e mi scuso per la ripetizione, ma per me è stata una mancanza importante) di entrare in sintonia con le emozioni che il quel momento provavano i personaggi di Ossigeno.

In generale potrei dire che Ossigeno si rivela un’ottima idea dal punto di vista della trama, ma che, a mio avviso, non permette un vero e proprio approfondimento neanche nei personaggi protagonisti, che sarebbero potuti essere certamente interessanti se resi in modo diverso.

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