Luca – il primo film Pixar made in Italy

Luca – Recensione e analisi di un film tutto all’italiana

Diciamocela tutta, da quando Fedez ha chiamato sua figlia Vittoria l’Italia ha collezionato un successo dopo l’altro: partendo dal trionfo dei Måneskin all’Eurovision ( “et voilà!”), passando per la vittoria della nazionale al campionato europeo di calcio, fino ad arrivare alla conquista deglio ori di Marcell Jacobs alle Olimpiadi. E, tra i successi dell’Italia nel 2021, non possiamo tralasciare di certo il nuovo film Pixar “Luca”.

Ebbene sì, uno dei migliori film della storia Pixar (non solo a nostro parere) è ambientato sulle coste liguri delle Cinque Terre: questo è il primo lungometraggio del regista genovese Enrico Casarosa, candidato al premio Oscar, che possiamo ricordare per il cortometraggio “La Luna” (2011) e per il trailer di Brave. Tra gli sceneggiatori ritroviamo invece Mike Jones, co-sceneggiatore di Soul.

Il nuovo film di mamma Pixar ha fatto il suo debutto ufficiale il 18 giugno 2021, ed è stato sin dall’inizio godibile da tutti i comuni mortali che posseggono un abbonamento su Disney+, senza l’aggiunta della tassa di Accesso VIP.

Luca

Ma di che cosa parla questo capolavoro- Luca?

Il film prende il nome dal protagonista, un mostro marino che abita nel mar Ligure. Qui Luca passa le giornate pascolando il suo gregge di pesci belanti e nutrendo una grande curiosità per il mondo in superficie. Andando contro i timori e le raccomandazioni della madre, Luca fa amicizia con Alberto. Anche lui è un mostro marino, che però abita in superficie: una volta asciutti, infatti, i mostri marini assumono sembianze umane. Insieme Luca e Alberto decidono di raggiungere la città più vicina fingendosi umani, per comprare una Vespa e girare il mondo.

Luca e i pesci belanti

All’insegna di un’estate all’italiana, Luca parla di amicizia, integrazione e accettazione di sé, temi must dei fim Disney Pixar, che riescono sempre a darci mille sfumature diverse per ogni storia.

Il film Luca nasce nello stretto spazio tra la curiosità ed il timore, tra l’impulsività tipica dell’infanzia e la razionalità impartitagli dagli adulti attorno a lui, nel quale Luca sembra bloccato, fino al momento in cui incontra Alberto e viene trasportato dalla sua energia e dal suo carisma, una cattiva compagnia che può ricordare l’amicizia tra Pinocchio e Lucignolo nel film di Pinocchio, un altro grande classico di casa Disney. Non per niente tra le colonne sonore del film ritroviamo la canzone di Edoardo Bennato, Il gatto e la volpe.

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Quello dei film Disney è sempre stato un pubblico esigente, che nutre aspettative sempre più alte—ciò è particolarmente vero per la Pixar, i quali fan, specialmente quelli di vecchia data, tendono all’ipercritica, che può arrivare a rovinare l’intera esperienza. Vittime di questa gogna mediatica sono stati, ad esempio, Brave ed Onward, due comfort film che puntavano ad essere proprio questo: piacevoli.

C’è una singola parola con cui possiamo descrivere al meglio il film Luca: semplicità. Un film semplice nella trama, semplice nei suoi personaggi, semplice nei temi che porta, semplice a partire dal nome ma che non ha nulla da invidiare a film come Coco e Soul, nonostante questo non tratti di temi tanto importanti quanto delicati, come la morte.

Luca e Alberto

Merita però di essere evidenziato come il film abbia affrontato i temi del divorzio e della disabilità, ponendoli sotto una luce nuova: entrambi vengono spesso trattati come tragedie da dover nascondere, o come fardelli, problemi da dover, in qualche modo, “risolvere”. Questi non sono certamente centrali alla trama del film; non sono utilizzati al fine di far avanzare la trama e non costituiscono delle sfide che i personaggi devono superare.

Il padre di Giulia, Massimo Marcovaldo, non racconta di come abbia perso il braccio in circostanze eroiche, o tragiche. Egli rivela semplicemente di essere disabile fin dalla nascita, scherzandoci su con i ragazzi. Anche il divorzio dei genitori di Giulia è stata una piacevole rivelazione, dato lo spropositato numero di genitori morti per arricchire la storia del protagonista. In questo modo, viene normalizzata in un film rivolto soprattutto ad un pubblico più giovane la situazione di una ragazzina i cui genitori, seppur separati, continuano ad essere una presenza amorevole e costante nella vita della figlia.

Luca e Giulia

Sono anche le vibes fresche ed estive a donare a Luca il suo caratteristico tono di leggerezza, i colori vivaci e la sensazione che tutto può succedere. Gli stereotipi sull’Italia di certo non mancano, ma non sono invadenti (e neanche troppo lontani dalla realtà). Inoltre, trattandosi di un prodotto distribuito a livello globale deve, per forza di cose, adottare un linguaggio universalmente condiviso.

Le colonne sonore aggiungono poi un tocco di nostalgia per noi connazionali, e non possono fare a meno di riscaldarci il cuore.

Portorosso

Tra queste troviamo Un bacio a mezzanotte del Quartetto Cetra, Il gatto e la volpe di Edoardo Bennato (che abbiamo già nominato), Andavo a cento all’ora e Fatti mandare dalla mamma di Gianni Morandi, Viva la pappa al pomodoro di Rita Pavone e Città vuota di Mina.

Luca non è un film queer? Ah no!? Davvero? Ma ne siamo sicuri??

Ebbene, questa è la sezione che tutti stavate aspettando: è vero, Disney ha confermato che no, Luca non è un film queer, anche se ci sono molteplici dettagli che fanno intendere il contrario, e grazie ai quali moltissime persone LGBTQ+ hanno ritrovato nella storia di Luca e Aberto parti della loro identità e della loro esperienza. Lo stesso regista non afferma e neanche nega di aver pensato di includere un sottotono queer all’interno del film; nonostante questo, possiamo certamente affermare che Luca tutto è, tranne che una storia d’amore etero.

Luca e Alberto like Elio e Oliver

I momenti che ricordano l’esperienza queer abbondano: quello che, all’inizio del film, risulta come il più lampante è di certo la decisione della madre di spedire Luca dallo zio, negli abissi più bui e profondi del Mediterraneo. Questa, che sia voluta o no, ha finito per essere un’ottima metafora per la terapia di conversione a cui moltissimi giovani sono, ancora oggi, sottoposti.

Un altro dettaglio fondamentalmente queer è come il personaggio di Giulia non sia l’oggetto di contesa tra i due ragazzi: lo è invece Luca. Quelli che iniziano come semplici momenti di gelosia tra ragazzini culminano nella scena più emotivamente intensa dell’intero film: quando, pur di trattenere Luca a sé e, in modo quasi egoistico, non doverlo condividere con Giulia, Alberto rivela la sua vera identità… da mostro marino, aspettandosi il medesimo gesto da Luca. Vedendo il terrore negli occhi di Giulia, però, Luca decide di abbandonare Alberto schierandosi contro di lui e additandolo come un mostro ( lacrime virili oscurano la visione allo staff della Locanda).

Questa esperienza risulterà familiare, in modo quasi invadente, a tutti i ragazzi che hanno subito simili discriminazioni sulla propria pelle (o squame), o che si sono trovati ad assistere all’outing di una persona a loro vicina.

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La canzone che troviamo infine nei titoli di coda non aiuta la sentenza della Disney: Città Vuota, cantata dalla celebre Mina, è un altro classico della musica italiana, nonché l’ennesima canzone d’amore che troviamo nel film. La canzone ci racconta infatti delle difficoltà di due amanti che si ritrovano in una relazione a distanza, riflettendo perfettamente il tema delle illustrazioni che mostrano lo scambio di lettere tra Alberto e Luca, la crescita dei due personaggi e del loro rapporto.

“Ma so che la città, vuota mi sembrerà, se non torni tu”

Persone che da sempre si sono cercate e ricercate in qualsiasi tipo di media, che siano stati vecchi film horror in bianco e nero, antichissimi libri dei quali non si conoscono gli autori, o gioiellini moderni a cui si può accedere per la modica somma di otto euro, mensili.

Persone che si sono dovute accontentare di rappresentazioni di seconda mano, di scadenti serie nelle quali essere gay è oggetto di ridicolo, un difetto e una caricatura; sono queste le persone che sono riuscite a rispecchiarsi in maniera così profonda in un film Disney Pixar, e che stanno gridando a gran voce. E allora, è veramente giusto ignorare queste voci, da tempo silenziate, solo perché manca una esplicita conferma dalla corporazione che ci ha già donato almeno dieci “primi personaggi gay in un film Disney”?

Dall’armadio della Locanda della Landa, anche per oggi, è tutto. Buona estate!

Luca

Nelle puntate precedenti della Locanda della Landa: se invece siete ancora in vena di recuperare capolavori dell’animazione, vi rimandiamo alla nostra recensione-analisi di Over the Garden Wall. Over the Garden Wall – recensione, analisi e teorie (2021) (nerdsbay.it)

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