SPECIAL PRIDE MONTH: La vita di Adele

La vita di Adele: un film saffico molto discusso che però è un grande spunto di riflessione sulla società e sulla relazione con la comunità LGBT.

La vita di Adele

Siamo a poco più di metà giugno e il Pride Month va verso il termine, ma noi di Nerd’s Bay lo celebreremo proprio fino agli ultimi giorni per riuscire, anche un minimo, a sostenere la comunità LGBTQA+ che ci segue. Quindi, andiamo oggi ad analizzare un prodotto cinematografico molto discusso, nel bene e nel male.

Esportiamo il mondo de La vita di Adele, una pellicola francese drammatica ed erotica del 2013 scritta e diretta da Abdellatif Kechiche che si adatta al romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo di Julie Maroh.

La trama narra la storia di Adele, una liceale che, insoddisfatta della sua relazione eterosessuale con un suo coetaneo, decide di andare alla scoperta della sua sessualità riscontrando un’attrazione per le donne grazie ad Emma, un’aspirante pittrice che ha già le idee chiare sul sesso. Fra le due, infatti, scatta una scintilla passionale, ma si renderanno poi conto che non vivono sulla stessa lunghezza d’onda, allontanandosi e proseguendo le loro vite separatamente.

A livello tecnico La vita di Adele è un film costruito molto bene. La grandiosa regia di Kechiche va ad enfatizzare il pathos della narrazione. In tre ore di riproduzione riesce perfettamente a travolgere lo spettatore nei sentimenti e in una storia d’amore lesbica che si vede poco nei cinema e soprattutto in televisione. I movimenti di camera e il montaggio delle scene e delle azioni dei personaggi sono molto intense e realistiche, puntando su ogni dettaglio di ogni singolo movimento come sguardi, sorrisi e ogni gesto come, per esempio, il modo di rimettersi i vestiti dopo una notte di fuoco e passione. La fotografia si incentra sui toni caldi e va ad evidenziare il colore freddo del blu dei capelli di Emma.

In questo modo, il regista, va a raccontarci una storia d’amore gradualmente e minuziosamente andando a sottolineare anche l’espressività dei sentimenti inespressi, dei silenzi, degli sguardi, dei respiri, degli atteggiamenti, che, insieme alle interpretazioni di Adèle Exarchopoulos (piaciuta a tutti ma che in realtà, personalmente, ho percepito molto monoespressiva) e Léa Seydoux, ci fanno anche conoscere al meglio le protagoniste, due opposti che però insieme sfociano in un vulcano erotico e non solo nelle scene di sesso.

A proposito delle scene sessuali: la pellicola ha destato molto scandalo proprio a causa dei dieci minuti di fila in cui è rappresentata una scena di sesso saffico molto esplicita in cui manca solo la visione dell’organo sessuale femminile in sé. Julie Maroh stessa, che ha creato il fumetto alla base del soggetto, le avrebbe trovate lontane dallo spirito della propria opera, bollandole come “forzate”, nonché “frutto di un’interpretazione di voyeurismo” e criticando anche la scelta degli attori.

Probabilmente è vero che, come dicono alcuni, la scena è al limite della pornografia, sono dieci minuti senza stacchi in cui si sentono solo gemiti, respiri affannati e baci e si vede un groviglio di corpi che si muovono l’uno sull’altro, ma c’è anche da dire che se fosse stata una scena eterosessuale non avrebbe destato lo stesso stupore, magari un po’ di imbarazzo, ma non avrebbe suscitato la polemica.

Il genio de La vita di Adele non sta tanto nella storia d’amore lesbica o nella scena del Gay Pride, quanto più in questa scena erotica che riempie lo spettatore di passione e soprattutto lo fa riflettere su una tematica molto importante: il sesso omosessuale esplicito nel cinema. Siamo costantemente bombardati da immagini di sesso eterosessuale e film erotici simili, basta pensare alla trilogia di Cinquanta Sfumature che non è stato criticato allo stesso modo del film che stiamo trattando.

In questo prodotto si ha una svolta su quello che è considerato ancora oggi un tabù del sesso: l’atto intimo compiuto da persone dello stesso sesso. Pensiamo ad esempio all’ultima polemica sollevata da Vittorio Sgarbi in merito ad un bacio tra due donne all’interno della pubblicità delle Dietorelle in cui diceva di odiare l’ostentazione omosessuale delle due ragazze. Con La vita di Adele si ha l’inizio di una rivoluzione e di un cambiamento sociale in cui si mostrano anche due persone dello stesso sesso coinvolte nella passione della sessualità.

C’è anche da dire, purtroppo, che molte persone hanno accettato la scena in quanto hanno sessualizzato le due protagoniste, perché donne lesbiche impegnate nella pratica sessuale e purtroppo, inutile nasconderci dietro un dito, nella società odierna, le donne omosessuali o bisessuali non vengono prese seriamente proprio perché la figura femminile in sé è sessualizzata a livelli estremi dal pensiero patriarcale che va quindi automaticamente a far nascere una delle tante discriminazioni nei loro confronti.

In conclusione: La vita di Adele è una pellicola che eccelle nella costruzione e nella tecnica poetica di rappresentazione delle immagini. La sua storia potrebbe risultare sicuramente atonale, ma guardandola con un occhio critico e focalizzandosi sulle esperienze è molto facile capirne l’essenza.

È un prodotto contemporaneo molto rivoluzionario per quello che rappresenta oltre alla storia d’amore e alle problematiche di coppia, ovvero la rappresentazione di un tabù sociale che non solo riguarda gli omosessuali ma anche la figura della donna, andando a donare allo spettatore non solo emozioni travolgenti ma soprattutto una riflessione critica sul panorama cinematografico erotico, drammatico e romantico degli ultimi anni, sulla sessualità e l’amore omosessuale e il modo di comportarsi della comunità eteronormativa e patriarcarcale nei riguardi delle donne lesbiche.

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