La Sirena di Bellaere – Recensione

La Sirena di Bellaere, romanzo d’esordio di Maria Diletta Veluti, è da oggi disponibile online.

Una giovane donna viene ritrovata sulla spiaggia di Bellaere da un corsaro, che giura che si tratti di una Sirena. Per oscuri motivi il capitano della sua nave l’accetta a bordo, rischiando la sfortuna che perseguita gli equipaggi quando una donna sale a bordo, e la soprannomina la Sirena di Bellaere. Anche quando riprende i sensi, spaventata e spaesata, la Sirena non riesce a ricordare nulla: né chi sia, né, tantomeno, cosa sia… Se la Sirena di Bellaere o qualcun altro.

La Sirena di Bellaere è un romanzo di difficile definizione. Sicuramente un fantasy, ascrivibile nel sottogenere del realismo magico, presenta anche però tratti fortemente romance – e si notano le chiare ispirazioni a quei romanzi che una volta venivano definiti “Harmony” – e il realismo ogni tanto sfocia quasi nel paranormale. Sicuramente un sottogenere interessante e complesso con cui rapportarsi agli esordi.

Lo stile di scrittura di Maria Diletta Veluti non sembra quello di un’esordiente, La Sirena di Bellaere dimostra, a livello stilistico, una ricerca accurata e una conoscenza della materia trattata non indifferenti. Si vede che l’autrice si è impegnata molto per portare a termine questo lavoro nel migliore dei modi possibili.

Che cosa penso de La Sirena di Bellaere?

Partiamo dalla trama, che mi ha estremamente coinvolta. Il mistero che avvolge la Sirena di Bellaere fa sì che non si possa fare a meno di rimanere incollati alle pagine per cercare di scoprire che cosa le sia successo, come mai abbia perso la memoria, se essa sia in realtà un’umana o una sirena e anche il colpo di scena è totalmente inaspettato e piacevolissimo. Vi sono però un paio di punti in cui alcuni elementi – cose piccole, niente di macroscopico – fanno fatica a incastrarsi o essere chiariate che non mi hanno entusiasmata al cento per cento.

Per quanto riguarda i personaggi ho molto apprezzato che, in un romanzo comunque piuttosto breve, si sia cercato di mantenere un numero di personaggi limitato, per non fare presentazioni inutili e non introdurre personaggi che sarebbero stati più che terziari. Sicuramente bisogna riconoscere che il focus è mantenuto costantemente sui due personaggi centrali, che però ricevono trattamenti abbastanza diversi.

La nostra Sirena di Bellaere è infatti approfondita nel dettaglio, ha una sua personalità e un suo carattere delineati e costruiti. Il capitano Ward invece è un personaggio meno sfaccettato e complesso. Credo che in parte la scelta fosse voluta dall’autrice, ma io ho attribuito questo disequilibrio anche al fatto che il romanzo sia nato come un racconto e che quindi in esso non fosse stato necessario un maggior sviluppo del personaggio maschile.

In ogni caso, il mio giudizio finale, complessivo, su La Sirena di Bellaere è che si tratti dell’esordio di un’autrice da tenere d’occhio, che ha ottime idee e una buona penna e soprattutto tanta voglia di scrivere e di imparare per produrre testi ancora migliori.

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