La Corte dei Miracoli – Recensione

La Corte dei Miracoli racconta le vicende del sottobosco criminale di Parigi in un’epoca successiva alla Rivoluzione francese, vinta dalla monarchia. Un’ucronia originale e inaspettata.

Nina è la figlia di Thènardier e della Città, unico genitore per cui nutre un minimo di rispetto. Il padre, infatti, è un ladro spietato e opportunista, che pensa soltanto al suo profitto e neanche per un secondo alla salute delle sue figlie, Nina e Azelma. Quando Thènardier vende Azelma a Tigre, il perfido capo della Corporazione della Carne, che droga i sui adepti per renderli dipendenti da lui prima di farli prostituire, Nina non può fare altro che entrare a far parte della Corte dei Miracoli per proteggersi, e in particolare della Corporazione dei Ladri, per cui diventerà presto un’eroina.

La Corte dei Miracoli vorrebbe essere, teoricamente, un retelling de I Miserabili, ma del romanzo di Hugo ha soltanto l’ambientazione, la rivoluzione e i nomi. Vediamo tra le file dei personaggio comparire il malvagio Thènardier, che malvagio era nell’Ottocento e rimane ai giorni nostri, l’incompreso Jean Val Jean, l’ispettore Javert, che qui è una donna, e che con Val Jean ha un rapporto piuttosto complicato, e infine la piccola Ettie, diminutivo di Cosette, sorella acquisita di Nina che la ragazza farà di tutto per proteggere.

Il punto di forza de La Corte dei Miracoli sta di certo nella sua protagonista, una ragazza che ha un’obiettivo preciso e che non lo perde mai di vista. Per quanto Nina non sia sempre il più simpatico dei personaggi, personalmente mi è piaciuta molto, in particolare nell’atteggiamento coerente che mantiene all’interno di tutto il libro, compatibile anche con la crescita che affronta nel corso della storia.

Altro grande punto di forza è il worldbuilding, la fauna della Corte dei Miracoli è descritta con dovizia di particolari, illustrandoci una plausibile organizzazione criminale ottocentesca che si rivela anche particolarmente interessante e originale.

Pecche del libro sono invece i salti temporali, che sono sicuramente ben costruiti, ma che raccontano, a mio avviso, periodi di tempo troppo brevi, e che avrebbero giovato di un maggior approfondimento, e i personaggi secondari, che sono davvero troppo abbozzati, soprattutto per quanto riguarda i corteggiatori di Nina.

Quello che maggiormente mi ha lasciato insoddisfatta ne La Corte dei Miracoli è che pare che a volte l’autrice non sia in grado di scindere il suo punto di vista da quello di Nina, nonostante non si tratti di un racconto in prima persona: Nina non è interessata alle storie d’amore perché troppo concentrata sulla vendetta, quindi non può esserlo neanche l’autrice. A mio avviso non sarebbe dovuto essere così, l’autrice, avendo deciso di presentarci ben tre possibili futuri compagni di Nina, avrebbe per lo meno dovuto definirne le caratteristiche.

Nonostante questa piccola delusione lo stile di scrittura mi ha convinto e una storia che dalle premesse mi era parsa pasticciata, in quanto retelling di un classico francese di tale successo, con influenze de Il libro della Giungla di Kipling, mi ha in realtà complessivamente soddisfatta. Il seguito è previsto per gennaio 2023 e anche se la conclusione di questo romanzo mi aveva già soddisfatta di per sé credo che proseguirò con la lettura, sperando che i piccoli errori vengano corretti, così da concederci un’ucronia leggera e scorrevole, estremamente piacevole e originale e anche impregnata di temi importanti quali la schiavitù sessuale, la dipendenza da droghe e la libertà.

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