“La corsa delle onde” di Maggie Stiefvater

“La corsa delle onde” di Maggie Stiefavter: una rinascita spirituale per l’autunno.

“Sono tornato bambino e guardo la sua mano che si apre, facendo piovere sabbia e sassolini. L’isola, la spiaggia, la vita, si dilatano dinnanzi a me. La Dea giumenta mi prende il mento con la mano. L’occhio di scisto mi fissa. Il pelo intorno è ormai opaco e appiattito per i troppi anni passati dalla sua morte.”

foto del libro "la corsa delle onde"
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Esprimi un desiderio. Chiudi gli occhi e pensalo intensamente. Non rivelarlo a nessuno, anche se ce l’hai sulla punta della lingua e senti un’euforia crescere dentro di te. I desideri custoditi segretamente potrebbero avverarsi. Le persone che ti guarderanno negli occhi sapranno se sarà stato esaudito, oppure se rimarrà confinato dentro di te, come se fosse un piccolo animale relegato dentro una gabbia.

I capaill uisce (coppel ushka è la giusta pronuncia irlandese) sono desideri selvaggi di libertà. Secondo una leggenda, sono dei cavalli marini estremamente pericolosi, in grado di uccidere una creatura umana in un battito di ciglia. Ma la loro natura incarna perfettamente un incessante senso di potere, di conoscenza del proprio essere, di legame con il mare e la terra, che sembra quasi di tenere sul palmo della mano un desiderio. Nativi dell’isola di Thisby, vengono catturati ed addestrati per partecipare alla corsa dello Scorpione, che si tiene, ogni anno, nel mese di novembre.

Il più veloce è Corr, uno stallone uisce color rosso sangue, appartenente ad un ragazzo, piuttosto misterioso e ruvido agli occhi degli isolani, Sean Kendrick. Un nome, una certezza. Non a caso, è l’unico in grado di gestirli, non solo perché li conosce meglio di chiunque altro, ma perché ha creato un legame indissolubile, per l’eternità. Quattro volte vincitore della corsa dello Scorpione, temuto e rispettato da quasi tutti, erige una barriera dopo la morte del padre, avvenuta quando lui aveva solo dieci anni. Verrà preso sotto la custodia di Benjamin Malvern, la persona più ricca dell’isola, nonché possessore di quasi tutti i beni, tra cui la tenuta della famiglia Connolly.

Kate Connolly, detta anche Puck, è una ragazza audace e determinata. Non si tira indietro quando, per soldi e per orgoglio, decide di partecipare alla corsa. Un’impresa ardua, considerando il fatto che la gara è il campo posseduto dagli uomini del paese e che i suoi genitori sono morti proprio a causa dei capaill uisce. È talmente testarda, che gareggerà con la sua giumenta Dove, una semplice cavalla. Sorella di altri due fratelli, uno più grande Gabe, che non vede l’ora di lasciare l’isola per trasferirsi nel continente, e uno più piccolo Finn, intento ad armeggiare con strani attrezzi e a sbavare per il pan di novembre, un dolcetto tipico ricco di zucchero.

Le vite di Sean e Puck si intrecciano, tra rispetto, sguardi complici, parole non dette e un innato amore per i cavalli. Molte sono le persone che li mettono in guardia da loro stessi e dal loro amore, ma quello che non sanno è che alla base della loro relazione si trova la fiducia, un sentimento così scontato e messo da parte dalla maggior parte degli isolani.

L’ambientazione ti riporta all’interno di un luogo dove, nell’aria, aleggiano gli elementi naturali. È impossibile non notarli, sentirli mentre ti sfiorano. I capaill uisce sono l’acqua; la loro natura tende ad arrendersi quando sentono l’odore del mare, il suono che li culla e che non fa altro che sussurrare. La corsa dello Scorpione è l’aria; è sempre lì ma ad un certo punto, in questo caso a novembre, si fa più presente.

I legami tra gli uomini e i cavalli sono la terra, sono consistenti, li senti, ma sono anche fragili. I capaill sono creature che tendono ad esserci, le loro grida sono strazianti, ma allo stesso tempo sono come un terremoto. Si portano via tutto quello che toccano. E in questo caso è la vita. Sean e Puck sono il fuoco; non solo per il loro carattere tenace, ma anche perché tendono a lasciare un segno indelebile nelle persone. Infine, l’isola è l’anima, l’essenza di tutto.

“La corsa delle onde” di Maggie Stiefvater, è un libro che non può mancare nella libreria di ogni lettore. È magico, ti riporta al principio di tutte le cose. È come morire e rinascere in un nuovo corpo, più mistico di quello precedente, partorito direttamente da Madre Natura. È un richiamo per ritrovare la parte più selvaggia di noi stessi.

Se avete bisogno di un’analisi introspettiva fuori dal comune, capire realmente chi siete e dare un senso alla vostra vita, questo è assolutamente il libro giusto. Se poi, per avere un’atmosfera ancora più suggestiva, lo accompagnate con la playlist di Ed Sheeran e una giornata particolarmente uggiosa, avete creato la combinazione perfetta.

Il libro riprende una vecchia leggenda folkolorica dell’Irlanda. I capaill uisce sono davvero dei mostri marini, ma il loro aspetto è ben lontano dalla grazia equina. Molto spesso vengono scambiati per i kelpie scozzesi, creature che hanno il potere di cambiare sembianze, oltre ad avere le zampe posteriori palmate e una lunga coda da balena. Si dice che molto spesso assumano l’aspetto di un ragazzo che, sedendosi sulle rive del mare, inganni le giovani fanciulle per poi ucciderle.

L’autrice in questo libro ha deciso di raccontare una parte della leggenda, quella che riguarda i capaill uisce. Ma questo non significa che, più avanti, non decida di cimentarsi in un altro libro, nel quale parla degli shapeshifters. Staremo a vedere. Se avete voglia di esprimere una vostra opinione, scriveteci nei commenti qui sul blog nerds_bay, oppure su Instagram.