La bugia di mezzanotte – Recensione

La bugia di mezzanotte è una bugia bianca, che viene detta con innocenza, che non fa del male a nessuno e, anzi, che evita alle persone di essere affrante da essa. La bugia di mezzanotte è una bugia buona.

La bugia di mezzanotte è un fantasy scritto con cura e dedizione, che colpisce per la fatica di creare un mondo così articolato.

O perlomeno, la bugia di mezzanotte dovrebbe essere una bugia buona. Nirrim non si rende conto di quante volte le hanno detto una bugia di mezzanotte, a lei e a tutti gli altri Mezza Stirpe che, come lei, vivono nel Rione, rinchiusi all’interno delle mura, e che non possono lasciarlo, mai.

Nirrim sa che è a causa del suo sangue, del suo ceto sociale, e che se se ne andasse lei, nessuno potrebbe aiutare gli altri a uscire, ma le fa comunque male continuare a vivere lì, anche se “lì” è casa sua. La vita della giovane cambia quando viene trascinata in carcere per aver restituito un uccello raro al suo legittimo proprietario. Punita per aver fatto la cosa giusta, Nirrim comincia a porsi delle domande, incalzata da Sid, il misterioso straniero che conosce in prigione.

Da quel momento nulla sarà più com’era stato fino a quel momento, perché Nirrim si ritrova a rendersi conto che da svelare c’è la bugia di mezzanotte più grande di tutte: cosa distingue tra loro i Mediocriti, i Mezza Stirpe e gli Alta Stirpe? E, in nome del Cielo, che fine hanno fatto gli dèi?

La bugia di mezzanotte è un romanzo caratterizzato da un worldbuilding magistralmente strutturato. Forse l’ucronia in cui si è divisi per caste sociali e gli dèi sono scomparsi non la rende una delle ambientazioni più originali degli ultimi anni, ma la penna di Marie Rutkoski è riuscita a concedere all’isola di Ethim una credibilità che spesso questi scenari classisti e divisi per classi sociali non hanno.

Altra grandissima nota positiva del romanzo è proprio la penna di Marie Rutkoski, sempre delicata, ma immensamente riflessiva, toccante, ma al contempo coinvolgente. A volte la scrittrice si prende un po’ troppo tempo per dipanare le sue trame, ma scoprendo, soltanto a lettura iniziata, che il libro è il primo di una saga, mi rendo conto della necessità di questo tipo di approccio. Sempre meglio prendere tempo, come ne La bugia di mezzanotte, che prendersene troppo poco.

I personaggi sono ben scritti e ben caratterizzati, originali, una volta tanto, e per nulla scontati. La protagonista, Nirrim, non mi fa esattamente impazzire per la sua simpatia, infatti credo che questo sia quello che ha, in parte, posto un freno alla mia lettura del romanzo. E’ però una protagonista originale e interessante, dotata di una memoria eidetica che mi ha affascinata dalla prima all’ultima frase grazie al fatto che ci viene presentato il suo punto di vista.

Di Moth e Annin, le due “sorellastre” della protagonista, avrei voluto sapere di più, e spero che ce ne sarà occasione nei prossimi romanzi, mentre di Sid ho saputo più che a sufficienza per esserne terribilmente affascinata, ma non abbastanza da dirmi soddisfatta di conoscere tutto di questo personaggio per sapere quale sarà la bugia di mezzanotte successiva che racconterà.

Sembra che alcune sfumature siano andate perse nel farci capire davvero come funziona la società di questo romanzo, ma confido che verranno approfondite nei seguiti.

Il viallain del romanzo viene rivelato solo nell’ultimo capitolo e colei che gli fa da “sostituta”, potremmo dire, per tutto il racconto, non mi è parsa poi questo grande villain, in nessun modo, quindi ho avvertito in parte questa debolezza all’interno del racconto. Non che un villain sia sempre necessario, ma qui la sua assenza dà un senso di disagio continuo e pervasivo che non si sa su chi sfogare. Probabilmente il risultato era voluto, infatti permette di capire quello che provano i Mezza Stirpe, ma a me non ha convinto a pieno.

In ogni caso La bugia di mezzanotte per me raggiunge una piena sufficienza e sono davvero curiosa di sapere come proseguirà.

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