Interviste – David Messina

Nell’intervista di oggi abbiamo David Messina, autore di 3Keys e disegnatore per la Marvel!

David Messina – Un’intervista illuminante

Per l’intervista di oggi abbiamo l’onore di poter pubblicare le risposte di David Messina, autore di 3keys e disegnatore per Marvel che si è gentilmente prestato al tutto. Lo ringraziamo sentitamente.

Potrai trovare una recensione dell’ultimo lavoro pubblicato di David Messina qui!

3keys di David Messina

Le risposte di David Messina

1 – 3keys è un fumetto che oserei definire innovativo, pur mantenendo alcuni cliché già visti nei fumetti. Quali sono le ispirazioni che hanno portato a questa opera? 

Ti ringrazio per quello che dici ma non credo di aver fatto qualcosa di particolarmente innovativo, piuttosto ho rimescolato un pò le carte nell’ambito di quelli che sono elementi della cultura pop e le mie influenze e da quello che leggo sembra sia riuscito a farlo in maniera convincente! 

Sono partito da 2 punti puramente casuali nella loro fruizione: il ciclo di Randolph Carter e la Chiave Di Argento di H.P. Lovecraft che stavo rileggendo ai tempi ed i volumi di Calvin and Hobbes di Bill Watterson che avevo deciso di comprare in un edizione più elegante, andandoli a cercare per librerie e fumetterie come mi piace più fare.

Da questi 2 punti di partenza, mettendo assieme tutte quelle che sono le mie passioni da lettore ed in generale di fruitore di cultura pop ho cominciato a muovermi tra New York (città che amo molto), i Kaiju Eiga, i dipinti di Magritte, gli animali antropomorfi, gli horror anni 50 e così via…

1- Pensa che le darà un seguito?

Mi piacerebbe.

Ho cercato di chiudere il volume con una sorta di “punto” narrativo che potesse però lasciare aperta la possibilità di realizzare altri racconti, altre storie.

Avrei ancora un pò di cose da raccontare sui personaggi, sulla Terra dei Sogni immaginata da Lovecraft, e mi piacerebbe portare Theon e Noah a Roma per un avventura e vorrei introdurre una mezza dozzina di personaggi nuovi che ho in mente e so che mi divertirei molto a disegnare.

Spero di poterne avere modo, perché ci sarebbero alcune cose che ci terrei molto raccontare!

2 – Il suo stile di disegno è pulitissimo. Il tratto e la precisione sono incredibili, ma qual è il suo segreto? 

Sono un dannato pignolo e cerco sempre di migliorarmi.

Disegno una media di 14 ore al giorno e non riesco mai ad accontentarmi del cosiddetto “buona la prima” per cui ho bisogno di ridisegnare la vignetta fino a che non è esattamente come quello che ho in mente.

Al di là di tutto è un procedimento estenuante, con il quale si rischia sempre di perdere in freschezza ed immediatezza, oltre a rendermi un incubo per me e chi lavora con me, come Elisabetta D’Amico che mi ha aiutato con gli sfondi in alcune sequenze dell’albo o Alessandra Alexakis che ha colorato con me il volume facendo e rifacendo le tavole più volte! Devo tanto al loro talento e pazienza!

3 – L’evoluzione del fumettismo, con la globalizzazione, ha visto l’oriente aggiungersi all’occidente e addirittura ispirarlo in nuovi prodotti. Come ha vissuto questa evoluzione e gradisce la cultura del “manga”?

Io appartengo alla generazione che l’ha visto accadere, dapprima con Akira della Glenat (quello ricolorato da Steve Oliffe per la Epic Marvel) e poi con le riviste antologiche come Zero della Granata Press, poi la Star Comics, i Kappa Boys…

Tutto questo l’ho vissuto da lettore ed aspirante disegnatore e lo continuo a vivere da professionista, ed il fumetto giapponese, con la sua grammatica, le sue soluzioni grafiche, le sue icone fa parte del mio DNA e ne continuerà a far parte sempre di più credo, in quanto anticipatore di una certa evoluzione dei gusti del pubblico.

Al momento sul mio comodino ci sono Asadora di Urusawa e Chainsaw Man, domani chissà!

4 – Restando in tema oriente: quali opere pensano possano essere le più valide, se ne ha lette, o affini ai suoi gusti in tema manga? Quali, secondo lei, i pregi e i difetti generali della fumettistica orientale?

Credo che ci siano tante opere valide nel mercato giapponese, così come in quello italiano, americano o francese.

Personalmente faccio una sola distinzione: quella tra buon fumetto e cattivo fumetto.

Per cui posso parlare solo come fruitore ed amante del fumetto, nella mia libreria ci sono 4 versioni differenti di Akira che per linguaggio e grammatica resta un caposaldo fondamentale del fumetto mondiale, ma da lettore ho amato tantissimo Slam Dunk e  Real di Takeiko Inoue, L’Immortale di Horaki Samura, o Ams di Kyoichi Nanatsuki e Ryoji Minagawa.

Pregi e difetti differiscono da opera ad opera, è un mercato talmente vasto, differente e multiforme che non credo sia possibile trovare un difetto od un pregio comune a tutte le opere.

Indubbio è che la capacità di parlare ad un pubblico più giovane, con personaggi che riescono a fidelizzare il lettore anche per lunghissime saghe.

Non amo molto un certo nonsense nella caratterizzazione dei personaggi che traspare in alcune recenti opere, ma qui credo si tratti più di un problema di gusto personale che non di altro.

5 – Parlando di fumettistica Occidentale, come è nata la sua passione per il disegno? Quali sono le opere che più hanno segnato la sua crescita professionale e quali quelle che leggeva più per svago?

la mia passione è nata da molto piccolo, secondo quanto mi racconta mia madre addirittura verso i 3/4 anni prima di imparare a leggere chiedevo lei di comprarmi l’Uomo Ragno e di leggermi quello che c’era scritto mentre osservavano assieme le pagine.

Che io ricordi e fin dall’età di 11 anni che volevo fare il disegnatore di fumetti e nello specifico per il mercato americano.

Tra le opere che mi hanno maggiormente influenzato più per la bellezza delle loro storie che mi ha poi spinto a voler disegnare ed ora scriverne di mie ci sono stati il succitato Akira di Katshuiro Otomo, Watchmen di Moor e Gibbons, gli Eterni di Jack Kirby e Daredevil Born Again di Miller e Mazzuchelli.

Ai tempi, prima di cominciare a lavorare leggere per svago e leggere per crescita professionale era praticamente la stessa cosa.

Adesso separo più le cose, ci sono autori che amo studio come Adam Hughes, Frank Quitely oTom Coker ed altri che leggo per puro piacere come Lorenzo De Felici e Kirkman, 

su Oblivion Song oppure Zero Calcare o Bastien Vives.

Da 3keys di David Messina

6 – Lo sviluppo del mercato Italiano vede sempre più artisti emergenti e fumetti nuovi. Pensa che tutto ciò faccia bene al movimento? La troppa competizione potrebbe essere un motivo per vedere sempre più prodotti validi o pensa potrebbe stancare il pubblico per la presenza di troppi prodotti uguali tra loro?

la competizione è sempre un bene.

Porta ad alzare la qualità, a studiare più approfonditamente il mercato ed ascoltare con più attenzione il gusto dei lettori.

Se i prodotti diventano troppo simili tra loro vuol dire che non abbiamo competizione ma solo emulazione, come quando per inseguire il successo di Dylan Dog o Nathan Never un sacco di case editrici facevano i cosiddetti bonellidi che altro non era che scimmiottare i fumetti di Via Buonarroti.

L’offerta deve essere quanto più possibile varia e stimolante e da questo non possiamo che uscire tutti vincitori.

7 – Fino ad ora, diciamolo, ho fatto solo domande elaborate. Ora le chiedo, il superpotere che vorrebbe avere e perché? 

AHAHAHAHAHAHAH

Ok ok, credo che se potessi scegliere un superpotere solo, allora opterei per la telepatia con annesso controllo delle menti.

Manco a dirlo il perchè! 

8 – Un autore italiano, di sempre o attuale, che legge con piacere? 

Te ne dico 2, uno di sempre: Sergio Toppi per l’eleganza senza tempo della sua arte e Davide Gianfelice, per me, tra gli autori in forza a Bonelli, uno dei più bravi!

9 – Com’è lavorare per una grande casa produttrice? 

Molto ma molto stressante!

Lavorare con una casa editrice implica che il tuo lavoro avrà una grande visibilità e quindi dovrai prestare attenzione a tantissimi elementi non solo legati al disegno in quanto tale ma anche legati all’evoluzione della società, alle dinamiche di inclusività e rispetto che si stanno evolvendo.

Non è semplice, e la pressione, soprattutto quella legata all’aspettativa è alta, ma non è altro che la contromoneta di lavorare per case editrici così grande ed i pregi ed i vantaggi sono maggiori di tutto il resto!

10 – Come è nata la collaborazione con Shockdom?

In realtà in maniera molto meno formale di quello che si possa pensare.

Lucio Staiano ed io siamo amici da tanti anni, da prima che entrambi ricoprissimo i nostri rispettivi ruoli nel mondo del fumetto.

Ci siamo osservati crescere e ci siamo corteggiati per anni, ripromettendoci di lavorare assieme prima o poi.

Sono stati vagliati dei progetti che però mi vedevano sempre nel ruolo di disegnatore affiancato ad altri, fin a quando Lucio non ha capito che stavo sentendo l’esigenza di sperimentare altro e da lì tra una chiacchiera e l’altra si è definita davanti a noi l’occasione di poter cementare la nostra amicizia finalmente anche con una collaborazione assieme!

La realizzazione del volume è stata poi funestata da una serie di avvenimenti difficili nel mio privato e qui aver avuto come editore un amico che mi ascoltasse è stato fondamentale perché il volume vedesse la luce e gliene sono davvero molto grato.

Ringraziamenti

Ringrazio nuovamente David Messina, con la speranza di risentirlo e poter lavorare presto nuovamente con lui! Ringrazio anche Shockdom, senza cui non ci sarebbe questo articolo!

David Messina

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