Il re delle cicatrici – Recensione

Il re delle cicatrici: l’ultimo romanzo di Leigh Bardugo ambientato nel Grishaverse.

Il romanzo di una delle migliori autrici fantasy degli ultimi anni viene finalmente tradotto in italiano.

Il re delle cicatrici riprende le fila della storia qualche mese dopo la fine de Il regno corrotto, secondo volume della saga Sei di corvi. La dilogia di Nikolai ha, secondo me, lo scopo di approfondire quel legame tra le precedenti Tenebre e Ossa e Sei di corvi che era già stato accennato ne Il regno corrotto.

La storia ruota, da un lato, intorno a Nikolai e al suo consiglio Grisha, presentandoci il punto di vista suo e di Zoya, che si trovano a combattere con le conseguenze di quanto fatto dall’Oscuro e con il problema della discendenza di Nikolai, dall’altro Nina, in missione Fjerda per conto del re, che si trova ad affrontare ancora una volta gli orrori perpetrati nei confronti dei Grisha.

Ora, una premessa è d’obbligo: su Il re delle cicatrici avevo letto moltissime critiche, commenti negativi e stroncature, effettuate da chi lo considerava un libro inutile, lento e noioso perché riporta intrighi politici e trame di corte.

Io, invece, come sempre accade per i libri della Bardugo, l’ho molto apprezzato. Trovo che tutte e tre le sue opere ambientate nel Grishaverse, quindi Tenebre e Ossa, Sei di corvi e ora Il re delle cicatrici, affrontino tre aspetti diversi per spiegarci un mondo complesso e articolato, che lei ha costruito con tanta maestria. Se nella prima saga scopriamo come vivono i pochi eletti, coloro che sono dotati della magia, nella seconda indaghiamo invece la vita di chi vive ai margini e si deve organizzare come può e in quest’ultima i problemi di corte, il modo di approcciarsi a un mondo perennemente in guerra quando si riveste un ruolo di potere.

Inoltre rivedere personaggi che si sono conosciuti e amati nei libri precedenti è sempre una grande gioia, anche se c’è un ritorno di cui non sono stata particolarmente felice – chiunque ha letto capirà di cosa sto parlando. Devo dire, però, che, da come mi era stato presentato, pensavo fosse stato gestito peggio, invece, anche ne Il re delle cicatrici, Bardugo conferma la sua capacità di gestire con maestria trame complesse e di tessere storie che hanno la capacità di catturarci, anche quando non ne capiamo le motivazioni.

Se proprio devo essere sincera, mi trovo costretta a dire che questo primo volume mi è piaciuto più sia del primo che del terzo della trilogia di Tenebre e ossa e sarei sinceramente interessata nel sapere come mai per tanti non sia così. Ho letto anche commenti sparsi in cui veniva detto che l’autrice con questo volume ha rovinato Nikolai, e francamente non li ho compresi, né condivisi.

Perché leggere Leigh Bardugo nonostante i commenti negativi

Lo stile è sempre magistrale, ogni parola è scelta con cura, sia in inglese che, devo dire, anche nella traduzione italiana de Il re delle cicatrici. La scrittura è immersiva e ti porta con la testa da un’altra parte rispetto al luogo in cui stai leggendo.

I punti di vista sono sempre caratterizzati con perizia, tanto che in lingua originale ho trovato ostici quelli di Zoya, ma non quelli degli altri personaggi.

La Bardugo, in definitiva, con Il re delle cicatrici, riporta da noi personaggi che abbiamo già conosciuto e amato, facendoli accompagnare da personaggi nuovi, e si conferma una scrittrice su cui investire, sempre.

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