Il filo rosso, romanzo di Anita Orso

“Il filo rosso”, romanzo d’esordio di Anita Orso

Libro: Il filo rosso

Autrice: Anita Orso

Casa editrice: Giovane Holden Edizione

Pagine: 150

Votazione: 4/5 stelle

Trama: Il profondo legame tra Isacco e Maddalena è quasi fisicamente palpabile, così come il loro disperato bisogno di amore e accoglienza. Figli di una madre giovane e sbandata, incapace di un qualsiasi gesto d’amore nei loro confronti, e di due padri diversi mai conosciuti. Vittime predestinate del compagno della donna, violento e collerico. Spetterà a Isacco, fin da quando è poco più che un bambino, occuparsi della sorella minore, introversa e timida. Maddy, come affettuosamente la chiama il fratello, nasconde un terribile segreto che non riesce a condividere neppure con lui.

L’evolversi degli eventi, li condurrà a una separazione cui Isacco però non sa rassegnarsi. Il suo è un passato che non si lascia dimenticare, ma che non gli impedisce di guardare avanti, nel tentativo di costruire per sé e per Maddy quella vita che, serrati in camera, sognavano ascoltando i deliri alcolici della madre e le urla del suo compagno.

Quando ho terminato la lettura di questo romanzo mi son trovata a pensare: “Avrei preferito che non terminasse così in fretta” e credo sia proprio questa la base per definire un libro un “bel libro”.

Nonostante “Il filo rosso” sia il primo romanzo scritto dall’autrice Anita Orso, il fatto che quest’ultima sia una scrittrice emergente è intuibile solo ed esclusivamente nella formulazione di pochissime battute di dialogo ai miei occhi un po’ improbabili nella vita reale (ma, davvero, si contano sulle dita di mezza mano); per il resto, secondo il mio modesto punto di vista, è impeccabile. Osservando la quantità delle pagine si potrebbe temere un vuoto di trama, ebbene non esiste paura meno fondata di questa: gli eventi si susseguono in una narrazione che oscilla fra passato e presente e nella quale tutto viene spiegato, a tempo debito, nella giusta misura.

Tuttavia, ciò che vorrei maggiormente sottolineare, è la capacità di Anita di arrivare dritta al cuore senza che quest’ultimo venga però strattonato, ferito o addirittura ridotto in frantumi. Mi spiego meglio: la sua narrazione affronta argomenti pesanti, difficili da digerire, ma le sue parole sono sempre intrinseche di una sana speranza che, inevitabilmente, spinge tanto i personaggi del romanzo quanto il lettore ad andare avanti, a non fermarsi perché prima o poi le cose troveranno il modo di sistemarsi e la serenità tanto agognata da Isacco e Maddalena troverà posto nelle loro vite.

Due sono i frammenti che più mi hanno colpita all’interno di questo romanzo (o meglio, due quelli che ho scelto di riportare qui; le frasi che mi son piaciute e che ho sottolineato, qua e là fra le pagine di questo libro, sono molte di più). Il primo mi ha fatto rammentare quanto io sia stata fortunata ad avere un’infanzia spensierata, colma dell’amore della mia famiglia. Non mi sarebbe dispiaciuto condividere un po’ di quella felicità con bambini come Isacco e Maddalena… non mi dispiacerebbe nemmeno ora.

“Lacrime di rabbia e di dolore si rincorrevano lungo le mie guance. Arrivai fino alla quercia che stava a circa duecento metri da casa, sicuro di trovarci Maddalena che giocava con delle pietre rotonde che aveva dipinto e che sostituivano le bambole che non aveva.”

Il secondo, invece, mi ha riportato alla mente un quesito che, nel corso della mia breve vita, mi son posta diverse volte e cioè: “Cosa ci spinge ad allontanarci dall’unica cosa che è stata in grado di farci star bene?”. Tutt’ora non ne conosco la risposta.  

“Ma la cosa più lacerante era che non riuscivo a darmi una risposta al perché avesse scelto di essere felice senza di me, se solo qualche settimana prima mi aveva detto di poterlo essere solo con me.”

Concludo dicendo che spero che decidiate di leggere questo libro e che possa piacervi tanto quanto è piaciuto a me.

Inkheart


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