Il conte Dracula e la genialità di Stoker

Dracula di Bram Stoker, il genio dell’autore tra pagine di diario e psicologia

Sinossi

Dracula

Mi stava vicino, lo vedevo da sopra la spalla, ma nello specchio non si rifletteva! In Transilvania per concludere la vendita di una casa londinese al Conte Dracula, discendente di un’antichissima casata locale, il giovane agente immobiliare Jonathan Harker scopre che il suo cliente è una creatura di mistero e orrore… Dracula, archetipo delle infinite storie di vampiri narrate dalla letteratura e dal cinema, mette in scena l’eterna lotta tra il Bene e il Male, ma anche tra la ragione e l’istinto, tra le pulsioni più inconfessabili e il perbenismo non solo vittoriano. Una storia scaturita dall’inconscio ed entrata in tutti i nostri incubi.

“Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti, quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino.”

Il commento di Emi

Mi sono approcciata a questo libro ignorando totalmente la storia, anche perché ve ne sono talmente tante versioni quindi non sapevo quale fosse quella di Stoker (no, non avevo mai visto il film), ma, riprendendo una citazione da Twilight, posso dire che “di tre cose ero del tutto certa”:

Prima, Dracula è un vampiro
Seconda, Van Helsing è la sua nemesi
Terza, Mina è la donna che cattura l’attenzione del conte.

Non credo possiate immaginare il mio sgomento quando, invece della storia in prosa che mi aspettavo, mi sono trovata davanti lettere, articoli di giornale, telegrammi e pagine di diario fin troppo dettagliate per i miei gusti (anche perché, quella del diario, non è esattamente la mia forma narrativa preferita).

Ovviamente non mi sono fatta scoraggiare, ero troppo curiosa per permetterlo. Avevo sentito talmente tanti pareri positivi che volevo farmi una mia idea della storia.

Mi duole ammettere che non mi ha conquistata come avrei voluto.

Ma andiamo con ordine.

La vicenda inizia con Jonathan Harker, giovane avvocato, recatosi in Transilvania nel castello del conte Dracula per fargli firmare alcuni documenti per l’acquisto di alcune proprietà in Inghilterra, a Londra in particolare.
Ben presto, però, Jonathan scopre che il conte è un essere strano (non lo vede mai mangiare, è presente solo da una certa ora in poi, la sua immagine non viene riflessa negli specchi). 
Ma Jonathan non sarà l’unico protagonista di questa storia, infatti andando avanti faremo la conoscenza con altri personaggi davvero interessanti.

Ammetto che in sé la storia è davvero affascinante, peccato che il modo in cui è stata raccontata non mi abbia coinvolto come avrei voluto, anzi.

Se leggere le pagine di diario scritte da Jonathan Harker durante il suo soggiorno in Transilvania nella dimora del Conte, mi ha incuriosita e tenuta con lo sguardo incollato al libro, incontrare il dottor Seward (direttore di un manicomio che ci racconta dei suoi pazienti, in particolar modo del signor Renfield) mi ha letteralmente conquistata, conoscere la giovane fidanzata del primo mi ha fatto un attimo cadere le braccia.

Ebbene sì, il personaggio che meno ho apprezzato di tutta la vicenda è senza dubbio Mina Murray, presto signora Harker, una normalissima donna dell’epoca.

Cosa non mi è piaciuto?

Il modo in cui ci è stata presentata dagli uomini che la circondano. Dalle loro parole sembrava una santa, un angelo sceso dal cielo a benedire la vita di quattro comuni mortali. Bellissima, giovanissima, purissima, intelligentissima, gentilissima, dolcissima… e un sacco di altri issima.
Un po’ troppi issima per i miei gusti.
Mi è parsa un po’ troppo una costruzione immaginaria, forse perché sono sempre stata una fan dei personaggi imperfetti, quelli pieni di difetti nei quali è possibile rivederci.

Un altro dei motivi per cui questo libro non è riuscito a conquistarmi è stata la massiccia presenza di pagine di diario scritte proprio da Mina. Che per carità, nello scopo della vicenda erano perfette, ma non sono riuscite a tenere viva la mia attenzione, anzi, mi facevano proprio passare la voglia di prendere il libro tra le mani.

E questo, stranamente, è un fatto che non ha potuto che farmi apprezzare la scrittura di Stoker. Cioè in Dracula è riuscito a mettere insieme pagine di diario scritte da molti personaggi diversi, rendendo ogni stile riconoscibile di modo che, anche senza leggere a chi apparteneva quella parte di racconto, il lettore sapeva chi le stava scrivendo.
Una cosa davvero pazzesca che mi ha totalmente colto di sorpresa e fatto apprezzare il romanzo nonostante la mia curiosità non sia stata spesso catturata.

Una cosa che mi è piaciuta meno è stata la poca presenza del Conte. Confesso che mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa in più su Dracula. Infatti all’interno del romanzo non incontreremo mai il suo punto di vista, le uniche cose che sapremo su di lui ci saranno svelate dalle interazioni che gli altri personaggi avranno fra loro e/o con lui.

Dopo avervi parlato di due delle certezze che avevo prima di iniziare questa avventura (Mina e Dracula), penso sia il momento di parlarvi anche di Van Helsing.
Antagonista del Conte e guida nella lotta per sconfiggerlo è un personaggio ho amato, non tanto per la personalità (che sicuramente non gli manca, così come l’intelligenza), ma per il modo in cui Stoker ce lo racconta pagina dopo pagina.
Mi è piaciuto moltissimo il fatto che il professore straniero parlasse la lingua corrente, ma avesse schemi di linguaggio e accenti del suo luogo di origine, ha reso questo personaggio decisamente più reale e concreto, cosa che me lo ha fatto apprezzare tantissimo rispetto ad altri. 

Un altro aspetto che ho amato, però, è stata la sfaccettatura psicologica del romanzo che si è concentrato moltissimo sulle malattie mentali (sempre grazie al dottor Seward) e la conoscenza dell’autore delle teorie criminologiche dell’epoca (in particolare la teoria di Lombroso secondo la quale era possibile riconoscere un criminale in base alla forma del suo cranio e determinate caratteristiche facciali).

Quindi in compenso, cosa penso di questo libro?
Bello, una vicenda geniale e una scrittura magistrale. Sono felice di averlo finalmente letto, ma non è un libro che mi è entrato nel cuore come tanti prima di lui.


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