Il castello errante della Baia – Sandygast vs Sushi (15/05/21)

Il castello errante della baia, nuova rubrica!


Dopo oltre una settimana di mancanza dal blog, causa problemi di connessione ad Internet, torno a scrivere.
Durante questa settimana ho riflettuto molto su potenziali rubriche e articoli da inserire nel comparto delle cose che vorrei scrivere e, tra queste, mi è venuto in mente il colpo di genio.
Come potete leggere dal titolo, in questo articolo vi è una marcata citazione al Castello errante di Howl, famosissimo film d’animazione prodotto dagli Studi Ghibli.

Il castello errante della baia

Dove sta il colpo di genio vi chiederete. Beh, a chi segue il nostro profilo Instagram sarà già ben noto ma la baia ha, sin dalla sua nascita, una propria mascotte: un peluche. Il Peluche in questione è un Pokémon, più precisamente un Sandygast. Riconoscibile per via al suo sembrare ad un castello di sabbia. Sono solito a portarlo in giro e fargli delle foto con degli elementi vari in sottofondo, di solito, dunque ho voluto creare questa rubrica per fare dei veri e propri reportage dei viaggi del nostro piccolo castello errante.

Il castello errante di Howl, degli studi Ghibli. Da cui ho tratto il nome di questa rubrica

Oggi parliamo del primo giorno in cui ho avuto l’opportunità per arrivare finalmente ad uscire di casa per svago da quando è iniziata la Zona Gialla nella mia regione: la Calabria.
Abito in provincia di Cosenza sin da quando sono nato e, generalmente, per raggiungere il centro ci metto una ventina di minuti. Insomma, vivo in una zona abbastanza tranquilla e comunque accessibile al resto del circondario. Non fosse che la vita di paese non fa per me, causa classiche persone chiuse mentalmente e/o il ritrovarsi a vedere sboroni di qualsiasi sorta, ci sguazzerei a pieno. Posso dire che riuscirei benissimo ad adattarmi ad un contesto intermedio tra città e paesino, sarebbe fantastico.

Sandygast, il nostro piccolo castello inconsapevole del proprio destino

Il 14 Maggio, giorno prima dello svolgersi dei nostri avvenimenti, mi son deciso a prenotare per mangiare fuori. Era oltre un anno che non mangiavo sushi, ne avevo voglia, e nulla poteva fermarmi dal prenotare nel mio posto preferito qui a Cosenza. Per correttezza non farò nomi, dato che non sono un critico culinario o un ispettore d’igiene.
Purtroppo, però, il mio locale preferito non ha, attualmente, la possibilità di servire ai tavoli.

Sandygast che aspetta la propria fermata

Preso atto di ciò mi son messo a cercare un altro posticino. Avendo appuntamento per più tardi con dei miei amici e dovendo andare a mangiare sushi con un ragazzo del nostro gruppo Whatsapp ho, dunque, dovuto depennare gli All you can eat facenti parte di zone limitrofe alla città.
Alcuni locali, purtroppo, offrivano per il pranzo prezzi a mio avviso troppo elevati per un All you can eat a scatola chiusa e, onestamente, se poi fosse andata male sarebbe stato peggio di come è andata realmente. Perché… beh, si, la malaugurata scelta è ricaduta su un locale che si è rivelato abbastanza orribilante ma ci arriveremo dopo.

Il piccolo castello alle prese con la sua fase di ribellione o da aviatore, spetta a voi decidere

Prenoto in questo luogo e inizio a preparare lo zaino, dato che Sandygast, pur essendo piccolo, occupa un po’ di spazio e mi serviva qualcosa per tenere l’ombrello. Perché si, arriva il Week-end in cui mi ritrovo a voler uscire e si mette a piovere. Che spasso, vero?
La cosa peggiore, però, arriva nella serata. Purtroppo il ragazzo che doveva venire al sushi con me si sente male e io mi ritrovo a cercare un rimpiazzo. La fame di sushi era molta e disdire la prenotazione per due mi sembrava eccessivo, vista la voglia che ne avevo. Così, dopo ben sette no, ho deciso di andare da solo.

Il maledetto castello che, alle 6:30, ritrovo a guardarmi inquietantemente

La mattina inizia con il botto, difatti la pioggia inizia a rompere le scatole e io, stranamente, mi ritrovo ad aprire gli occhi alle 6:30. Così, di botto, senza senso. Appuntamento alle 12:30 e io mi alzo 6 ore prima, durante il Week-end, chiarissimo no?
Ho mancato il mio solito caffè doppio, volevo evitarmi corse al bagno, e alle 9:40 sono uscito di casa.
Ironia della sorte, ma la pioggia mi ha protetto dalla mia allergia alle graminacee. Dunque, fazzoletti praticamente inutili o quasi.

Un castello che vive la sua vita un quarto di paletta alla volta

Arrivato a Cosenza, mi ritrovo ad avere un’ora e mezza in più rispetto all’orario d’appuntamento. Decido, così, di finire su Corso Mazzini. Corso Mazzini è, per antonomasia, il luogo più visitato di Cosenza. Si può dire sia il corso dello shopping, dove le persone si ritrovano anche solo per un caffè.



Come un imbecille, quale sono, però mi faccio il Corso in pochi minuti e mi ritrovo a non aver nulla da fare. Dunque? Beh, si mette a piovere durante faccio un’altra passeggiata. Durante questa seconda run, il mio ombrello decide di staccarsi e finire quasi nei gioielli di un venditore ambulante lì vicino. Perché si, ho così tanta logica e puntualità addosso che gli oggetti che mi ritrovo in mano decidono di esplodere solo per ritrovarsi anticipatamente a terra.

Un castello con una mascherina, fatta da una bambina di 8 anni

L’ultima frase del paragrafo precedente a questo è tutto un programma, perché alla fine decido di affidarmi a Google Maps per trovare il locale e arrivare troppo in anticipo. Google Maps, però, decide brillantemente di farmi prendere il percorso più lungo definendolo quello più rapido per arrivare a destinazione. Dunque immaginatevi io con il cappello della mia meravigliosa felpa di AoT a cercare in primo luogo di non beccare acqua e in secondo luogo ad ascoltare la voce robotica di Maps. Pura estasi.

La mia nuova felpa di AoT, la quale ringrazio per avermi protetto dalla pioggia

Alle 11:55 arrivo, dunque decido di contattare il ragazzo per vedere come riversassero le sue condizioni di salute.
Purtroppo e per fortuna per lui, tra poco arriveremo al perché fortuna, stava ancora male e si ritrovava a non aver minimamente dormito. Stacco la chiamata e arriva il momento più atteso: il sushi. Ero in tremendo anticipo, dunque ho comunque deciso di aprire le porte proprio sull’orario di apertura del locale: le 12.
Apro e li saluto, dicendo loro della prenotazione e che da due fosse diventata per uno. È qui che il divertimento ha inizio.

Fase ribelle del castello, di nuovo, perché si

Il personale e il proprietario mi sembrano, da subito, molto gentili. Indipendentemente da quel che mi fu detto in chiamata, ossia “mi raccomando puntuali” con fare quasi seccato, sembravano davvero molto gradevoli. Essendo stato io il primo cliente di giornata, ho potuto perfino scegliere un tavolo fuori, per fortuna non pioveva più, e mettermi il più comodo possibile.

C’è un castello impostore, tra di noi


Qui, però, arriva il primo intoppo. Il QR Code al tavolo non funge, dunque devo aspettare 5 minuti per il link al menù che… si ritrovava ad essere solo in Cinese. Il proprietario mi dice “da qui puoi cambiare la lingua” ma io, purtroppo, non conosco nulla di Cinese. Difatti, ho dovuto ordinare tutto e dico TUTTO affidandomi solo alle immagini, ai numeretti usati per l’all you can eat e a quel poco italiano che si ritrovava ad esserci nella descrizione tradotta male. Per quest’ultima cosa, la traduzione, non faccio loro una colpa. Per il resto, però, è stato tutto abbastanza debilitante. Però gentilissimo lui a passarmi il link direttamente. Glielo concedo.

“Dai, non potrà mai andar così male”


Io, pensando che le recensioni cattive fossero stra-pompate

Terminata la mia ordinazione, inizia la “mangiata”, a cui vorrei aggiungere più virgolette possibile perché non si può definire come tale.
La prima cosa che mi arriva è del sushi di tonno, di cui metterò qua sotto le foto, che sembrava tutto meno che fresco. Penso, onestamente, fosse del giorno prima.

Nigiri di tonno sospetto, il castello ha paura

In rapida successione arrivano altri due piatti. Gli Edamame (dei “fagiolini” di soia), a cui son negato nel mangiarli, e gli involtini primavera.
Queste due cose, ovviamente, sono impossibili da sbagliare. Difatti, ho mangiato entrambe con gusto.

Da sinistra verso destra, involtini e edamame. Il castello approva

A quel punto, il livello scende nuovamente. Avevo ordinato dei ravioli con dentro della carne di maiale. Purtroppo, aldilà della bontà dell’involucro, la carne dentro era insipida. Il sapore era migliore del tonno di prima, ma decisamente non all’altezza di un raviolo di carne.

Arrivati al salmone, onestamente, non so più cosa dire. Il riso sembra diventare sempre più colloso e pesante, mentre il salmone non ha il minimo sapore. Ho dovuto usare un casino di salsa di soia, probabilmente si vedrà nelle foto dei piatti, perché era tutto così privo di sapore. Avessi avuto del wasabi, non ve ne era un minimo, lo avrei usato tutto.

Nigiri di salmone, il castello ha lasciato la lobby

Nota di demerito qui: quando ho ordinato questa portata speravo nel ramen, inesistente nel menù, dunque sono stato forzato nella scelta.
Il piatto in questione erano dei noodles al misto mare che… erano palesemente riscaldati e del giorno prima. Alcuni gamberi erano leggermente bruciacchiati e insapori, il polpo era l’unica cosa che dava sapore e, il peggio, ho potuto sentire tra i denti dei noodles bruciati a fare il classico rumore del croccante che ti passa sotto i denti. Dire pessimo è anche poco.

Meglio metà foto, fidatevi di un pollo

Arrivati ai nigiri con il gambero stavo per rimettere sul posto. Di solito riesco a mangiare molto di più, ma qui il mio corpo stava per ribellarsi.
La foto che vedrete dopo spiegherà tutto, perché il riso era così solido e compatto, ma al contempo colloso, che poteva esser usato come lego. Ho staccato uno dei gamberi per guardarlo e posso dire che fosse stato al fresco. No, niente galera, seppur chi ha venduto quella roba l’avrebbe meritata.

Non servono spiegazioni

All’arrivo degli Hosomaki ho detto basta: erano la perfetta rappresentazione di come non fare sushi.
L’alga si è staccata istantaneamente.

Gli hosomaki sponsorizzati dalla Lego

Complice anche il disgusto dell’aver visto, a metà mangiata, portata una tovaglietta con su un calabrone morto ad una persona vicina al mio tavolo e l’aver aspettato oltre un’ora e mezza per dei piatti più elaborati senza successo e che non stavano neppure preparando, dei gamberi e altri tipi di sushi, ho deciso di poggiare le bacchette e andare a pagare.
Pensavo di dover pagare una tassa per il non mangiato, però il proprietario si è mostrato cortese ed ha comunque deciso di chiudere un occhio “cacciandomi” in maniera gentile, avendo passato metà del tempo a vedermi mangiare così rapidamente da fargli mettere le mani sulla testa.

Dei nunchaku presenti in un negozietto dalle parti del sushi dove il Castello ha perso la speranza

Da quel momento in poi la giornata è svoltata per il meglio.
Avevo appuntamento con due tra i miei migliori amici e abbiamo passato il pomeriggio tra il parlare, fare foto a Sandygast e scherzare.
Oltre che la mia felpa e la mascherina di AoT hanno fatto si che venissi notato da altri fan della serie, che si sono messi a cantare con me “SASAGEYO“.

Foto fatte dai miei amici

Inoltre, sono finalmente riuscito a farmi fare una foto ottima da mettere come foto profilo un po’ ovunque.

Sasageyo e… Si, quello è Sandygast

A fine giornata, prima di andarmene, siamo passati per La Feltrinelli dove ho potuto trovare, colpo di fortuna, gli ultimi due volumi di AoT Inside e Outside, a cui farò una recensione di sicuro.


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