I tre volti di Ecate – Claudia Brigida Speggiorin

Recensione del romanzo di Claudia Brigida Speggiorin, edito Golem edizioni

Libro: I tre volti di Ecate

Autrice: Claudia Brigida Speggiorin

Casa editrice: Golem edizioni

Pagine: 144

Votazione: 4.5/5

Trama: 1920. Al meretricio La Mariposa risiede una ragazza con il volto solcato da una cicatrice a forma di luna calante. Quello sfregio, unico marchio visibile di un abuso che tutti vogliono resti segreto, viene custodito dalla ragazza assieme al proprio vero nome, Adele, e all’amore per Filippo, un militare richiamato alle armi da Parigi e conosciuto durante una licenza. I clienti del meretricio la conoscono come Violetta, e tale resta fino a quando La Mariposa viene sconvolta per sempre da un omicidio-suicidio che rivela l’invidia e l’odio strisciante tra le pensionanti.

Con l’aiuto del marchese Chiostri, un frequentatore del meretricio che la crede la reincarnazione di una profetessa di Ecate, Adele si lascia alle spalle l’Italia e diviene Antea, profetessa circense che, assieme alla trapezista Barbarelle, dà vita a un duo artistico che fa sognare Parigi. La precaria salute del padre la richiama però nell’Italia fascista, dove ha la possibilità di sistemare i conti con il passato. Tornata a Parigi, comincia a finanziare la propaganda antifascista e cerca di tornare alla vita del circo, ma il destino ha in serbo per lei un’altra svolta.


Ambientato fra le due guerre mondiali, questo romanzo appartiene a quei libri che non sono facili da descrivere: solo leggendolo si può realmente comprendere la poesia e la bellezza di cui sono intrise le sue pagine.

La trama si intreccia agli eventi storici, artistici, letterari e culturali che hanno attraversato l’Italia e l’Europa in un arco di tempo che si estende dal 1920 al 1932. Eventi noti ai più di cui spesso, però, ci si dimentica l’effetto avuto sugli uomini e le donne dell’epoca. L’autrice, Claudia Brigida Speggiorin, con questo romanzo edito Golem edizioni, ci offre uno spaccato sulla quotidianità di quel tempo; in particolar modo, ci racconta di una vita, quella di Adele, una ragazzina a cui a soli 12 anni è stata violentemente strappata l’ingenuità. Una bambina costretta a sottomettersi e a subire le azioni e le colpe di altri come se fossero le proprie.

“La passività non è accondiscendenza, la paura pietrifica e la vergogna congela. Solo il dolore scorre, dapprima nelle viscere, poi sulla pelle e infine nel cuore. Un cuore vuoto che trema ma non pulsa, sente ma non grida, ricorda ma non spera.” (I tre volti di Ecate, Claudia Brigida Speggiorin, pag. 13)

Tuttavia, nonostante le ingiustizie e le cattiverie di cui è vittima, Adele riesce comunque a nutrire nel suo animo l’amore per un ragazzo, Filippo, e la speranza che un giorno potranno ricontrarsi. È solo la speranza di questo amore (non vissuto per causa della guerra) che le consente di continuare a vivere, che le dà la forza per lottare contro quella vita che altro non fa che maltrattarla.

“Immaginò quella piccola Violetta distesa sotto al soldato amato con corrisposto acerbo sentimento, pronta a purificare con l’amore ciò che l’abuso le aveva insozzato, decisa a sentire il cuore pulsare di gioia e non di paura, desiderosa di provare un piacere immenso per curare la ferita.” (I tre volti di Ecate, Claudia Brigida Speggiorin, pag. 20)

Ci sono storie che toccano il cuore, quella di Adele, invece, non si limita a sfiorarlo; piuttosto, è come se lo trafiggesse con un pugnale. La sua è una storia che sento vicina, tanto quanto mi ha fatto male. E me ne ha fatto tanto. Per questo motivo, sono abbastanza convinta del fatto che questa non sia una storia per tutti. Ogni singola parola è pregna della sofferenza di un animo malinconico.

Se deciderete di leggere questo libro, abbiate la forza di lasciarvi trasportare.


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