Felix Ever After – Alla Scoperta di Sé Stess*

“It’s easier to accept hurt and pain, sometimes, than love and acceptance.” – da Felix Ever After

E’ normale voler uniformarsi al gruppo, fare le stesse identiche cose che fanno gli altri ed è per questo che Felix Love si mette costantemente a paragone con chi lo circonda: vuole innamorarsi anche lui, cosa che non gli è mai successa. Ed è strano perché, insomma, ha già 17 anni e secondo la società dovresti già aver fatto esperienza a quell’età. C’è poi un altro fatto: la sua identità. Felix sostiene costantemente di essere orgoglioso di quello che è – ovvero un ragazzo nero, queer e transgender – eppure ogni giorno che passa i dubbi gli assalgono la mente. Forse non merita davvero l’amore.

Ha fatto l’operazione di mastectomia bilaterale già da qualche anno, finalmente può portare i capelli corti e sfoggiare felicemente il suo nuovo aspetto tanto ricercato. In fondo però, non riesce a sentirsi totalmente soddisfatto. E’ stata sicuramente la scelta più giusta perché lui tutto è fuorché una ragazza, ma il processo di riscoperta di sé stesso è davvero terminato qua?

Il tutto sembra poggiato sul filo di un rasoio quando, nell’atrio della St. Catherine’s School, un’installazione artistica viene ritrovata da Felix ed Ezra, il suo migliore amico. L’unico problema è che il protagonista di quel lavoro è proprio Felix, anzi non lui, quello che ha cercato di dimenticare per tutti quegli anni.

Foto di lui prima della transizione e il terrificante deadname che utilizzava tempo addietro sembrano riempire l’intera area e colpire il povero ragazzo con la consapevolezza che, purtroppo, c’è tanta malvagità al mondo. Eppure Felix non si arrende. Nonostante il palese tentativo di metterlo in ridicolo per una colpa che non ha e le decine di messaggi transfobici che riceve su instagram, è determinato a scoprire il colpevole. Nel corso di tale operazione Felix scoprirà davvero chi sono le persone che tengono a lui e che l’amore, spesso, fa giri immensi prima di palesarsi del tutto.

Felix Ever After – Copertina Inglese

Kacen Callender ha fatto a dir poco un lavoro splendido con il suo Felix Ever After: è riuscito a mostrare quanto il percorso per comprendere sé stessi sia estremamente tortuoso e come non sempre sia facile arrivare ad accettarsi. Ci sarà sempre un lato del carattere, un gesto o un pensiero che ci farà credere di non essere interessanti, valid* o addirittura degn* di un briciolo di felicità. Tutto ciò è figlio di una società che come primo obiettivo ha l’uniformità, il controllo e limitazione di tutto ciò che potrebbe distaccarsi da quella che viene vista come normalità.

Ma esiste davvero una lista di caratteristiche che automaticamente rende le persone normali? O è solo un modo per evitare l’indipendenza di pensiero e la libertà di azione?

Felix Ever After, parliamone

Quante volte abbiamo sentito la frase “ma che senso hanno le etichette? La gente che le usa vuole solo stare al centro dell’attenzione” con tanto di risate e prese per i fondelli annesse. E da un lato forse è vero, in un mondo perfetto non ci sarebbe bisogno di definirsi in alcun modo. Il fatto è che, per quanto ci si provi, il mondo perfetto non esisterà mai e quindi queste definizioni o etichette sono l’unico modo per un sacco di persone per non sentirsi malate o con qualcosa che non funziona. Sono l’unico modo per capire che va bene essere differenti e che amore e identità di genere possono variare costantemente.

Kacen Callender, autor* di Felix Ever After. Pronomi they/them, he/him

Come ho già accennato in un precedente articolo, quello relativo al libro di TJ Klune Sotto La Porta dei Sussurri (che potete trovare qui), la vita non dura per sempre. E’ quindi necessario raggiungere il più alto grado di felicità che, per ognuno di noi, è completamente diverso e peculiare. Dov’è quindi il problema se alcune persone si sentono davvero sé stesse ad amare una specifica categoria, a stare in un corpo differente da quello in cui sono nate, a esistere senza la componente sessuale nella propria vita o presentandosi in un modo lontano da quello che ci si aspetterebbe?

Non sarebbe più semplice lasciare che ognuno seguisse il proprio istinto se questo significa solo aspirare alla felicità? Auguro a tutt* un felice Pride Month, sperando che in questo purtroppo breve lasso di tempo, voi riusciate a trovare un briciolo di serenità. Alla comunità omosessuale, bisessuale, transgender, asessuale, queer, intersessuale e a chi preferisce non definirsi io dico: siete valid*, continuate così.

Come dice un certo cantante italiano:

“E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale.”

– Cesare Cremonini, Share The Love

Ne vuoi ancora? Naviga sul nostro sito e ti ricordiamo di seguirci sui nostri social. Ogni tanto puoi anche trovarci in live su Twitch!