Enrico Galiano-Eppure cadiamo felici.

Enrico Galiano nei meandri delle angosce adolescenziali

sai perché mi scrivo sul braccio tutti i giorni quelle parole, “la felicità è un cosa che cade”? Per ricordarmi sempre che la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì: nelle cose che cadono, nelle cose che nessuno nota, nelle cose che tutti buttano via.

Chi ha letto la mia precedente recensione (Un uso qualunque di te, Sara Rattaro) forse ricorderà che ho un debole per le copertine; ma siccome le manie, soprattutto nei lettori, non vengono mai da sole ho anche l’ossessione per “l’estetica del titolo”. E quindi anche il titolo, oltre alla copertina, deve, per me, essere di particolare bellezza.

Che poi non venitemi a chiedere come stabilisco la bellezza di un titolo perché non ve lo saprei dire. So per certo, però, che raramente leggo storie di cui non mi intriga il titolo forse anche con più fermezza di quelle di cui non mi cattura la copertina.

Sicuramente non è il modo più normale di approcciarsi alla lettura anche perché questa del titolo, come la storia della copertina, mi ha fregata troppe volte, nel bene e nel male. Ma come si suol dire “il cuore (di un lettore) ha le sue ragioni che la ragione non conosce.”

E nel mio cuore di lettrice la bellezza è un titolo che mi resta impresso, che mi frulla nella testa per mesi finché non mi decido a comprarlo o che mi risulta particolarmente musicale. Un titolo che mi fa sognare e fantasticare sulla storia ancora prima di iniziarne la lettura.

Enrico Galiano

Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano (Garzanti, 2017) è stato proprio uno di questi;  mi ha gravitato intorno per mesi; mi è capitato sotto il naso con ricorrenza stimolandomi a fantasticare sulla trama; più volte mi sono ritrovata a leggere estratti che mi incuriosivano ancora di più e belle parole riguardo la storia e l’autore.

Sicuramente vi avrò già stancati con questo strampalato elogio de “l’estetica del titolo “ma io ci credo davvero, nonostante le batoste. Questa volta per fortuna è andata bene; questo titolo fantastico, quest’ossimoro che mi ha catturata, la voglia di scoprire come si fa a cadere felici mi hanno regalato una lettura che ha rispettato pienamente le aspettative ed ancora una volta, anche a questo giro, forse qualcosa di utile l’ho imparato e sono cresciuta un altro po’ anch’io grazie ad Enrico Galiano, al suo prof alter-ego, a Gioia e a Lo

Dunque, tornando a noi, finalmente, quest’estate è arrivata l’occasione per leggerlo. Mi è capitato casualmente sott’occhio su Vinted ed insieme ad un’altra valanga di libri usati ma in ottimo stato ho deciso di prenderlo.

Per le mie sessioni periodiche di acquisti compulsivi tra i libri usati devo ringraziare la mia memoria fotografica per le copertine e la inquietante capacità di ricordare all‘istante solo leggendo un titolo dove ne ho sentito parlare, da chi e soprattutto se bene o male.

Se state pensando che in questa qualità ci sia qualcosa di geniale, come mi ha detto qualcuno, ve lo dico subito; questo superpotere funziona solo per i romanzi. Fosse una volta che funzionasse per ricordarmi i nomi dei farmaci che studio.

Enrico Galiano

Tornando a noi, di nuovo, è stato così che Enrico Galiano mi ha accompagnata nei miei pochi giorni di relax al mare di quest’estate.

Non mi piace riassumere la trama di un libro perché ho sempre il dubbio di averla cambiata, modificata, anche perché esiste per fortuna la quarta di copertina e qualcuno che ha impegnato il suo tempo a redigerla facendolo sicuramente meglio di come lo farei io. Quindi, per chi fosse interessato, riporto qui un estratto della quarta di copertina:

Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un’estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l’appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo…

Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire.
Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. 

Per la prima volta non è sola. E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi, l’amore scoppia senza preavviso. Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova.
Ma la felicità a volte può durare un solo attimo. Lo scompare, e Gioia non sa dove cercarlo. Perché Lo nasconde un segreto. Un segreto che solamente lei può scoprire. Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato. E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude mille e mille significati diversi.

Enrico Galiano – L’arte di Sbagliare alla grande

Ritornando ancora a noi, anzi a me e ad Enrico Galiano (scusate se oggi tendo a divagare) devo ammettere che all’inizio ho faticato ad ingranare la marcia; probabilmente perché mi sentivo ormai lontana dagli struggimenti dei 16 anni o forse perché per me, tra alti e bassi, la scuola è stata quasi sempre un posto felice nonostante i piccoli drammi quotidiani. Ho pensato quindi, per qualche pagina, di essere fuori target d’età e con un briciolo di spocchia che quella storia avrei potuto forse apprezzarla molto di più almeno un decennio prima.

Ma andando avanti mi è stato poi chiaro di essermi completamente sbagliata, di essere stata precipitosa come sempre e di come non si trattasse del solito romanzo sugli struggimenti dei 16anni, di cui ormai tra l’altro già da un po’ ormai la sensazione è di distacco, di ricordo molto vago, come se la me che ha provato quell’insoddisfazione cronica apparentemente inestirpabile non esistesse più

Così, la sensazione di smarrimento iniziale e la percezione di essermi infilata dentro una cosa che non potevo più capire e a cui non avrei saputo dare il giusto peso è durata poco e come si dice dalle mie parti alla fine “sono finita in mare con tutti i panni” perché in fin dei conti, quei drammi piccoli, pensandoci bene poi tanto piccoli non sono e se pure gli struggimenti a un certo punto si scordano  tutto il resto no, ci sono sensazioni che non si dimenticano, che ti restano attaccate addosso nonostante ci nascondiamo in un’armatura di adulti forti e consapevoli.

Non si scorda la paura di essere sbagliati, l’ansia di non valere niente, la voglia di scappare, il non sentirsi all’altezza di un futuro di cui non riesci mai ad acciuffare il capo, la sensazione che tutti intorno a te sappiano cosa sono, dove vogliono andare e come ci vogliono andare; la rabbia per un mondo che non riesci a capire ma che sei sicuro non dovrebbe andare così e che non puoi cambiare.

 Ma più di tutto mi resta ancora, come a Gioia, la frustrazione verso le ingiustizie e l’incapacità di capacitarmi della cattiveria di cui a volte gli altri, e spesso proprio i più giovani, sono artefici, la facilità con cui sono in grado di vomitarla addosso a chi semplicemente non riesce a ricambiarla, pur sforzandosi.

Enrico Galiano

“ho una brutta notizia per lei signorina Spada. Quelli di cui parla lei non la smetteranno mai. Se anche la smettessero con lei, di sicuro si dedicherebbero a qualcun altro, perché è di questo che hanno bisogno per restare a galla: buttare gli altri sotto”

Eppure cadiamo felici è una storia in bilico. Perché in bilico perenne è la vita dei due protagonisti. Cadere è appunto la costante delle esistenze di questi due ragazzi, che inciampano continuamente a causa degli altri e della loro superficialità, a causa di famiglie disfunzionali, in modo diverso ma non diversamente dannoso ed infine a causa di sé stessi.

È vero, è una storia di adolescenti ma è raccontata in un modo totalmente originale rispetto a quelle che ero stata abituata a leggere. È una storia di adolescenti, ma forse leggerla da adulti è anche meglio

Eppure cadiamo felici è anche un invito all’autoaffermazione. Auto, appunto. Non per gli altri, non attraverso gli altri, non calpestando gli altri. Guardandosi dentro e mirando alla propria realizzazione ma mai veramente soli, perché anche se il mondo sembra un nemico “basta appoggiare la testa su una spalla pronta a sorreggere perché le emozioni non facciano più paura”.

Enrico Galiano – Eppure cadiamo felici

Prevedibilmente ho adorato il prof Bove. A volte troppo crudo, ma è l’unica persona a cui interessa davvero preparare questi ragazzi al mondo esterno. E lo fa comprendendone le paure ma senza mai indorare la pillola e spronandoli costantemente a sforzarsi di essere migliori verso se stesse e verso gli altri. Ha un’idea ben chiara di quello che è il suo ruolo lì e per adempiere ad esso usa un approccio poco convenzionale, ma sicuramente più efficace. Ad avercelo come prof la filosofia sarebbe stata una materia molto più interessante.

Ed è stato bello anche tornare per qualche giorno tra i banchi e riuscire ad ascoltare per la prima volta con coinvolgimento le lezioni di filosofia, attenderle con trepidazione, e soprattutto comprenderne finalmente l’utilità.

Enrico Galiano

Perché non funziona che c’è un tempo per giocare e un tempo per decidere. Non funziona che “Ah sì un giorno farò questo e farò quello”. Non funziona che “Queste cose le farò quando avrò una casa e un lavoro” – mentre lo dice il professore imita le voci, in leggero falsetto – non funziona che “Adesso mi diverto. Poi ci penso”.

Funziona che il momento è sempre e solo adesso, che se pensate di tenervi il meglio alla fine siete dei cretini, che se ve ne state lì buonini buonini nascosti dietro la scusa che adesso siete piccoli, che adesso non è ancora il momento, domani e fra dieci e fra vent’anni farete sempre la stessa cosa, direte sempre che non siete pronti, che non è il momento, che ci vuole ancora tempo.

Funziona che state lì ad aspettare di essere sicuri, di essere tranquilli, la crema non la mangerete mai, perché l’unica certezza che abbiamo è che nessuno di noi, nessuno, finirà mai di mangiare il suo pasticcino per intero. Ci sarà sempre qualcosa che resterà da fare. Ci sarà sempre qualcosa di incompleto.[…]

E non pensate che quando dico «crema» voglia dire uscire, divertirsi, drogarsi e tutte le cose che fate voi quando credete di mangiare la crema. La crema, qui, è il coraggio di essere sé stessi, la voglia di far vedere chi sei, di tenere gli occhi aperti, di far sentire la tua voce. Quella è la crema. Ecco, non funziona che c’è un momento in cui si può fare a meno di farlo, un periodo di prova, un “non è ancora ora”: funziona che hai solo un pasticcino, e poco tempo per mangiarlo.

Leggete questo discorsetto e ditemi se non vi siete sentiti anche voi, come me, come se foste stati beccati con le mani nel sacco. È una scrollata di spalle bella forte a non aver paura, al metterci tutto se stessi sempre, perché a fare sempre il meglio che possiamo non si sbaglia mai.

Enrico Galiano con Eppure cadiamo felici fa un viaggio magistrale nei meandri dell’adolescenza, quel periodo della vita in cui ti senti diverso, solo contro il mondo e mai compreso. Ho concluso questo libro pervasa da un senso di appagamento; Enrico Galiano e il suo prof sono terapeutici, rassicuranti, mi hanno infuso coraggio, pace e la certezza che quando facciamo valere la nostra voce senza calpestare gli altri, quando non portiamo rancore, quando abbiamo il coraggio di affrontare sogni e paure anche se ne usciamo a pezzi, non abbiamo perso davvero.

Grazie prof. Bove

Grazie prof Enrico Galiano

Enrico Galiano – Felici contro il mondo

PS: con grande sorpresa quest’autunno ho scoperto che Enrico Galiano aveva già continuato la storia di Gioia e Lo con FELICI CONTRO IL MONDO, sempre edito Garzanti,  uscito in tutte le librerie il 10 giugno 2021. Sono davvero curiosa di leggerlo; è già in wishlist e conto di leggerlo a breve. Ovviamente vi aggiornerò.

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