Di Verde Vestita – Recensione

Di verde vestita sarà la protagonista di questo romance o la Norvegia, la magica terra in cui si ambienta la storia?

Se pensate che siano le calde latitudini a conciliare l’amore: toglietevelo dalla testa. Bice scappa dall’Italia per una crociera in Scandinavia organizzata dall’ex fidanzato fedifrago, giusto per fargliela pagare spendendo i suoi soldi. Saranno le magiche terre scandinave a portare la protagonista di Di verde vestita a incontrare Einar, un ex militare con un passato turbolento alla spalle che sembra essergli appiccicato addosso e non volerlo lasciare in pace.

Marta Mancuso è una scrittrice esordiente che in Di verde vestita dimostra di avere già una piena competenza nell’utilizzo della lingua, ricca e piacevole da leggere, tanto che il libro si lascia agevolmente divorare in poche ore. Seguiamo le vicende di Bice, la sua sfortuna, il suo essersi fatta mettere i piedi in testa dall’uomo sbagliato, per poi passare a quelle di Einar, gigante tormentato e afflitto dai propri demoni, senza quasi accorgercene, senza battere ciglio e sperando, soltanto, che le cose tra loro due funzionino.

Ormai lo saprete, non sono una grandissima lettrice di romance seri, che si portano dietro il peso delle vite dei protagonisti, ma Di verde vestita è una storia breve che tiene bene il ritmo della narrazione e per questa ragione non mi è pesato per nulla leggerla. Le uniche perplessità che mi sono sorte, nella prima metà della lettura, sono state relative al personaggi di Einar, che mi sembrava il tipico bel tenebroso che viene giustificato per i suoi comportamenti sbagliati a causa dello stress post traumatico.

Mi sono dovuta ricredere: Einar sbaglia, ma le sue azioni vengono usate contro di lui, perché nessuno stress condona comportamenti sbagliati, ho apprezzato molto questa nota della scrittura di Marta e per quanto Einar continui a non essere la mia tipologia di personaggio prediletta, ho imparato ad apprezzarlo.

Perché leggere Di verde vestita? Non vorreste innamorarvi di un bel vichingo?

Cerchiamo ora di fare un’analisi più organica del romanzo. Come già detto la scrittura di Marta è matura e consapevole, soltanto in un paio di passaggi ho ritrovato una scrittura forse eccessivamente ricercata per il concetto che si voleva esprimere, ma in linea generale il romanzo ha fatto perfettamente il suo corso, scorrendomi tra le mani in pochissimo tempo.

La struttura della trama è ben congegnata, infatti, per tutta la prima parte del libro, Bice ci appare così allo sbaraglio da non capire come possa incontrare un uomo e innamorarsene, mentre di Einar, pian piano, vengono scoperti gli altarini. Di verde vestita dopotutto è un romance, e come andrà a finire lo sappiamo già, ma quello che è il percorso per arrivarci mi ha lasciata particolarmente colpita.

Il finale mi è parso, forse, eccessivamente affrettato. Viene compiuta un’azione dal protagonista maschile che forse andava approfondita da Bice prima di essere perdonata, però ricordo a tutti voi lettori che io sono un cancro rancoroso, e questo potrebbe facilmente portarmi a faticare a perdonare.

I personaggi si sono rivelati una piacevole sorpresa: Bice, che all’inizio non mi piaceva per nulla, a parte quello che io ho percepito come uno scivolone sul finale, si è rivelata una protagonista capace di portare il peso del romanzo sulle sue spalle, forse tendente all’innamoramento facile, ma comunque una donna che cerca di prendersi quello che vuole dalla vita, aspetto di lei che ho particolarmente apprezzato.

Einar, come scrivevo anche prima, non è il mio modello di personaggio ideale, ma, nonostante questo, ho imparato ad apprezzarlo nel corso del romanzo, solitamente difficile per me che mi costruisco le mie prime impressioni a partire dalle prime pagine. Anche i personaggi secondari sono ben scritti e piacevoli da leggere, intrattengono e a tratti alleggeriscono la tensione.

Che dire, un romanzo sicuramente consigliato se vi interessa il genere.

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