David Chevalier – Intervista al doppiatore di Loki, Morty Smith e Rintaro Okabe

Ritorniamo alla grande, con un’intervista ad uno dei doppiatori più grandi in Italia dell’ultima decade: David Chevalier

Nelle scorse settimane ho avuto modo di fare tanto e scrivere tanto, tra le tante cose ho avuto modo di conoscere e intervistare un grande del panorama artistico italiano: David Chevalier. Probabilmente molti di voi lo conosceranno per essere la voce di Morty Smith in Rick&Morty, ma David Chevalier non è solo questo. Tra i tanti ruoli interpretati vi sono anche Loki nel Marvel Cinematic Universe e Rintaro Okabe da Steins; Gate. Per quest’ultimo ti lascio una chicchetta direttamente dal nostro canale Instagram, andando a questo link. Se non ci segui, sei una cattivissima persona.

David Chevalier
David Chevalier durante un’intervista all’APC

Ripensando al tuo percorso, quale pensi il personaggio che possa aver caratterizzato maggiormente la tua carriera? Quello di cui ti ricordi maggiormente, insomma

«Loki è quello che, attualmente, mi diverto maggiormente a fare. Lo ricordo con più piacere, insomma. Sopratuttto perché Tom Hiddleston è un attore talmente bravo che per me è sempre un piacere doppiarlo. Ce ne sono stati talmente tanti, in vari periodi, di personaggi che mi sono divertito a fare. Come ad esempio, ultimamente, Joe Goldberg in “You”.

Joe Goldberg, doppiato in italiano da David Chevalier

E’ molto difficile farlo, anche perché è un personaggio colmo di sfaccettature e interessante. Trovo divertente interpretarlo. Ci sono personaggi a cui mi sono affezionato e che ho fatto per tanti anni, come Sam Winchester in “Supernatural” che ho fatto per 15 anni e 15 anni sono tanti. Ogni anno fare quel personaggio… naturale che ti affezioni. La lista di personaggi è molto, molto lunga. Lo stesso Morty, è divertentissimo e tra l’altro è una serie che seguo. Anche Kylo Ren, che da fan di “Star Wars” anche solo partecipare al doppiaggio è stato bellissimo».

Sam Winchester, per 15 anni personaggio doppiato da David Chevalier

Tra i personaggi che hai doppiato c’è anche Rintaro Okabe di Steins; Gate. Quanto difficile è per un doppiatore interpretare un personaggio così eccentrico e – sopratutto – pieno di sfaccettature?

«Beh, in realtà per me non è tanto difficile. Fare doppiaggio mi viene abbastanza facile. In realtà, dal mio punto di vista, più un personaggio è particolare – e quindi difficile – più mi diverto. Perché la trovo una sfida e ci trovo cose interessanti. Sennò mi annoio, insomma.

Rintaro Okabe, tra i personaggi doppiati da David Chevalier

I personaggi piatti mi annoiano terribilmente. Okabe è un pazzoide e ha duemila facce, è divertente. Molto divertente, ma non difficile. Forse dispendioso a livello di energie, perché comunque è un personaggio che definirei bipolare. Passa da uno stato di depressione ad uno di euforia in continuazione. È un po’ difficile stargli dietro, ma alla fine è divertente».

Domanda un po’ più difficile, visto anche che hai interpretato svariati personaggi, qual è quello che più e quale meno hai preferito interpretare? Perché?

«È un po’ difficile, perché nella mia carriera – tra film e serie – ne avrò fatti penso un migliaio. È difficile andare a ricordarsi uno in particolare. Per la prima parte della domanda, confermo quanto detto in una delle risposte precedenti. Per quelli che non mi piace, invece, c’è una tipologia specifica: quelli piatti, che non hanno uno sviluppo psicologico interessante. Che sono monodimensionali, insomma.

Kylo Ren, altro personaggio doppiato da David Chevalier

Non mi interessano, ma per lavoro ne fai tanti e per lavoro devi fare tutto. Per quanto riguarda gli attori, se non sono bravi il mio lavoro diventa difficile. Io per lavoro devo “appiccicarmi” con la voce a qualcosa che è stato già fatto, con dei ritmi e dei tempi ben precisi. Se l’attore non mi da degli spunti interessanti, io devo fare quello che deve fare lui. Se faccio qualcosa di diverso che magari è più giusto si può dire che “scollo”. È molto difficile provare a migliorare quello che è stato fatto, se l’attore è scarso.

Morty Smith, tra i personaggi doppiati da David Chevalier

Di attori scarsi me ne sono capitati, come anche attori che non si sentono a proprio agio per qualche motivo perché magari non sentivano il ruolo come loro o non sapevano come interpretarlo. Oppure c’era un’atmosfera particolare sul set. Vai poi a sapere i motivi per cui un attore lo senti un po’ a disagio. Possono essere – appunto – tanti. Quel disagio però poi lo sento anche io, perché poi devo doppiarli. Se non ho una recitazione precisa mi mette in difficoltà, mi scollo.

Ci sono invece degli attori che non fanno le pause giuste. Che spezzettano le battute ogni due secondi e là diventa un incubo, per me. Perché diventa tutto poco naturale, molto artefatto. Si capisce che è finto e lì non ci posso fare niente. Se non rispetto quella pausa, parlo quando quello ha la bocca chiusa e non va bene. Quindi è un casino, ecco».

Tempo fa è scoppiato il caso “Mike Henry” che lasciò il ruolo di doppiatore di Cleveland Brown perché – secondo suo pensiero – solo i doppiatori di colore possono doppiare i personaggi di colore. Qual è la tua opinione – ormai a freddo di due anni – sulla questione?

«Io penso che siano nate negli USA, ma c’è parecchia confusione anche lì a riguardo. Vivono un clima abbastanza pesante sulla questione razzismo e non la sanno palesemente gestire. Gli è proprio sfuggita di mano, quindi – essendo mediamente bacchettoni/puritani – per paura di subire delle denuncie prendono delle posizioni estreme. Questa, a mio avviso, è una posizione estrema.

Loki di Tom Hiddleston, personaggio doppiato da David Chevalier

Noi in Italia, invece, siamo sempre stati molto più inclusivi in questo senso. Per me è pura follia dire che un attore di colore può doppiare solo un personaggio di colore, come un personaggio omosessuale può doppiare solo un personaggio omosessuale. Perché vuol dire sminuire la sua funzione di attore.

Un attore – in quanto tale – sa fare tutto. Questo è il concetto più inclusivo che ci possa essere. Se tu devi fare un ruolo, l’unica cosa che conta è che tu sia un bravo attore. Poi qual è il tuo orientamento sessuale, il colore della tua pelle o qualsiasi altra cosa non importa. Non frega niente a nessuno, non è quella la cosa importante.

Mordicchio, altro personaggio doppiato da David Chevalier

Se uno, invece, sottolinea queste differenze, è lì che poi c’è la discriminazione. Io stesso ho miei colleghi omosessuali che hanno doppiato attori o personaggi eterosessuali magistralmente. Quindi, per quale motivo bisogna “ghettizzare” qualcuno per l’orientamento sessuale? Tra l’altro, andando ad invadere la sua privacy.

A quel punto, dunque, un doppiatore dovrebbe rivelare al mondo intero quale sia il suo orientamento sessuale per poter lavorare? Io la trovo un’invasione della privacy scandalosa. Un attore in quanto attore dovrebbe essere chiamato perché è appunto bravo e sa interpretare qualunque ruolo.

Poi le emozioni umane – a prescindere dal paese di provenienza, etnia e quello che vuoi mettere – sono comuni a tutti gli esseri umani. Perché tutti gli esseri umani sono uguali. Dire che un’emozione la può vivere solo un determinato tipo di persona è discriminatorio».

Ringrazio David Chevalier, con la speranza di risentirlo molto presto!

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