Corpi celesti – Jokha Alharthi

Da Corpi Celesti di Jokha Alharthi: “Certi filosofi sostengono che Dio – sia esaltata la Sua gloria – ha creato ogni anima a forma di sfera. Egli ha dunque diviso in due queste sfere e assegnato a un corpo ciascuna metà. I corpi che custodiscono le metà appartenenti alla stessa sfera sono destinati a incontrarsi e ad amarsi in virtù dell’antico legame. L’intensità di questa unione varia in base alla sensibilità di chi la vive”.

Corpi Celesti di Jokha Alharthi- Trama

Ad Awafi, un piccolo paesino dell’Oman vivono tre sorelle: Mayya, Asma’ e Khawla. Mayya sposerà il figlio di un ricco mercante di schiavi da cui avrà due figli. La femmina, London, diventerà un medico e una donna al passo con i tempi. Asma’ invece ama leggere ed è una sognatrice, si sposerà per dovere e perchè convinta che l’amore arriverà con il matrimonio. Khawla, la più bella delle tre, rifiuta tutti i pretendenti perchè aspetta il ritorno del cugino Nasir di cui è innamorata e con cui è segretamente fidanzata.

Copertina di Corpi Celesti – Jokha Alharthi

Mayya, Asma’ e Khawla sono le protagoniste di questo romanzo con cui la Alharti ha vinto nel 2019 il Man Booker International Prize. Corpi celesti è un romanzo al femminile incentrato su matrimoni infelici e sulle relazioni che si instaurano tra uomini e donne e tra genitori e figli: un mondo ricco di contraddizioni che l’autrice riesce a descrivere abbastanza bene.

Sono raccontate tre generazioni di donne e delle famiglie a cui appartengono arrivando fino ai giorni nostri con il figli di Mayya, soprattutto London la primogenita. In lei Mayya vede la sua speranza di felicità che le fu negato con un matrimonio imposto e non desiderato.

A raccontare questi amori traballanti inseriti nelle vicende di un paese ricco di luci e di ombre, odori, cibi, leggende, invidie sono vari personaggi: da Abdallah all’energica Zafira, dall’impenetrabile Mayya ai suoi genitori Salima e Azzan. Personaggi che rimpiangono il passato, un mondo che non esiste più, in cui le donne vivevano all’ombra dei mariti o erano schiave amate dal padrone o ancora libere come Qamar che vive nel deserto.

Insieme ai protagonisti vediamo l’evolversi di un paese che chiuso dal governo del sultano si trasforma in uno stato moderno che vanta ospedali all’avanguardia, centri commerciali di lusso, università prestigiose e in cui uomini e donne sono i protagonisti del cambiamento.

Un po’ di confusione

Lo stile narrativo incentrato sul flusso di coscienza di Abdallah si alterna ai capitoli in cui ognuno dei personaggi principali racconta gli avvenimenti e i propri stati d’animo. C’è un continuo passaggio dal presente al passato con frequenti flashbacks che disorientano non poco chi legge, già destabilizzato dal tipo di narrazione scelta, che si trova a dover capire a quale momento storico o personale il personaggio si sta riferendo.

Oltre alle tre sorelle ci sono altri personaggi, infatti il racconto è corale e questa dimensione permette al romanzo di dare un quadro più preciso sulla vita domestica delle famiglie in Oman, di cui ci vengono trasmesse le tradizioni.

Interessante lo studio psicologico dei personaggi che ne esplora pensieri, desideri, felicità e infelicità e che dopo il disorientamento iniziale dovuto a dover distinguere le varie voci narranti, permette di avere dei singoli ritratti di ciascun personaggio riuscendo a definirli con completezza e in modo vivido.


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