Città in fiamme – Don Winslow

Città in fiamme di Don Winslow, un libro che aspettavo da tempo!

“Ci sono così tante piccole penisole e paludi d’acqua salata lungo la costa, pensa Danny, che per andare in un posto qualsiasi devi prima dirigerti verso l’interno, poi tornare verso il mare. Sarebbe tutto più facile se bonificassero le paludi e costruissero una strada costiera, ma quello succede in Connecticut, non nel Rhode Island.
Nel Rhode Island ci piacciono le cose difficili, non quelle facili da trovare.
L’altro motto non ufficiale dello stato è: Se dovevi saperlo, l’avresti saputo.” – Da città in fiamme

Chi ha amato il ciclo di Art Keller ma anche e soprattutto L’inverno di Frankie Machine non potrà che gongolare all’idea e questa prima parte da poco uscita in libreria conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, come lo scrittore newyorkese continui ad essere una penna imprescindibile del crime degli ultimi vent’anni.


L’incipit chiarisce in poche pagine tutto ciò che ci attende, Winslow è un maestro indiscusso nel creare da subito un idem sentire fra i suoi personaggi ed il lettore.

Danny Ryan il protagonista è un mafioso, ma Winslow inizialmente sembra quasi non volerlo dire, preferisce indugiare, attraverso i suoi pensieri, su una bellissima donna che esce dall’acqua, una sorta di Ursula Andress nel primo James Bond, ma senza pugnale.

E le donne troppo belle sono sempre, nel pieno della tradizione omerica, fonte di guai, questa in sintesi la riflessione di Danny che vede immediatamente in lei una minaccia alle proprie certezze consolidate, la moglie, gli amici di una vita, le vacanze da anni nello stesso posto.

Dalla primissima descrizione saremmo quasi portati a credere che Danny possa essere un modesto impiegato, in realtà si tratta di un esponente di spicco della mafia irlandese ed ha appena compiuto una rapina.

Ci troviamo nel New England, l’anno di grazia è il 1986, Pam è il nome della donna e dal momento della sua comparsa sulla scena niente sarà più lo stesso.

Non solo le certezze di Danny ma anche e soprattutto l’alleanza fra la mafia irlandese e quella italiana, i delicati equilibri che da anni garantiscono un’equa ripartizione territoriale, verranno spazzati via. Tutto in città in fiamme


Ed è cosi che Winslow ci trascina nel centro della storia, una guerra di mafia dove non esistono eroi per cui fare il tifo, la stessa polizia ha un ruolo per certi versi marginale e spesso la corruzione tende ad essere l’elemento caratterizzante di chi dovrebbe rappresentare la legge,  se inevitabilmente finiamo per provare empatia nei confronti di alcuni protagonisti non è di sicuro per la loro rettitudine quanto per l’ineluttabilità delle scelte di vita che di volta in volta sono portati a compiere.

Ancora una volta, come fu nella trilogia di Art Keller, Winslow non ci offre una classica contrapposizione fra il bene ed il male. Esistono semmai delle diverse gradazioni di male ed il bene semplicemente non è rappresentato. In Winslow non esistono visioni consolatorie della vita, meno che mai happy end o magari eroi senza macchia e senza paura. Solo ed unicamente personaggi fallibili che sono chiamati a compiere delle scelte, e a volte in queste scelte può essere inclusa l’opzione di uccidere.

Ecco se proprio vogliamo sforzarci di definire una possibile figura di “eroe” nella narrativa  di Winslow è quello che uccide solo come estrema ratio ed occorre dire che Danny incarna perfettamente quest’ipotetica figura di “eroe” winslowiano.
Romanzo a parer mio stupendo, imperdibile per gli amanti del genere e per tutti quelli che adorano certe atmosfere del grande schermo rese indimenticabili da Scorsese o da Sergio Leone.

Città in fiamme

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