
Catturiamo la fiamma di Hafsah Faizal, il nuovo med-fantasy che ci accompagnerà in quest’estate.
Esce per Oscar fantastica Catturiamo la fiamma, primo romanzo della nuova dilogia dall’ambientazione desertica, che dopo La città di Ottone riporterà i lettori in atmosfere arabeggianti, in un mondo dove la magia è scomparsa, ma qualcuno vuole a tutti i costi che venga ritrovata.
Catturiamo la fiamma segue le gesta di due personaggi. La prima, Zafira, è anche il Cacciatore. Essendo l’unica in tutti i villaggi che confinano con l’Arz, il bosco che è comparso all’improvviso quando la magia ha lasciato Arawiya, a riuscire a entrarci e anche uscirci senza che nulla di male le sia capitato, la giovane si prende la responsabilità di portare al suo popolo afflitto dalla neve che ormai batte le loro terre da novant’anni, tutto ciò che è possibile cacciare nel verdeggiante Arz. Ma essere una donna nel regno di Demenhu non è qualcosa che ci si auguri, per questo Zafira è costretta a vestire i panni del Cacciatore.

Nasir è il sultano di Arawiya, conosciuto anche come il Principe della Morte. Egli è infatti un hashashin che risponde agli ordini di suo padre, il califfo Gameqh, spietato e senza cuore. A Palazzo tutti gli girano al largo e hanno paura di lui, rendendo il giovane molto solo. Tutti tranne il generale Altair che, con un sorriso sempre stampato in faccia, sembra aver preso la responsabilità di deridere il principe molto sul serio.
Le vicende di Catturiamo la fiamma prendono avvio quando le strade di Nasira e Zafira convergono. La prima, infatti, viene inviata in missione dalla Strega d’Argento, consigliera del re e unica persona ad aver mantenuto la magia in tutta Arawiya, sull’isola-prigione di Sharr, dove il Jawarat che riporterà la magia nel regno la attende. Il secondo, invece, è mandato insieme al generale Altair sulla medesima isola dal califfo, con una precisa missione: uccidere chiunque si trovi lì.
Vale la pena di leggere Catturiamo la fiamma?
Inizierei, per una volta, da ciò che ho meno apprezzato di Catturiamo la fiamma, per poi soffermarmi, invece, sugli aspetti che ho trovato positivi. Catturiamo la fiamma presenta un ritmo narrativo estremamente veloce, all’inizio lo avrei quasi definito “affrettato”. Il romanzo non abbonda di descrizioni, anzi, ve ne sono realmente poche e gli unici momenti in cui l’azione è ferma presentano digressioni o riflessioni, queste ultime di appena poche righe. Mi sarei invece aspettate che, con un wordbuilding così vasto e ben costruito, la storia si prendesse più tempo per presentarci i personaggi e l’ambientazione, invece di far accadere le vicende a questa velocità.
Questa del ritmo narrativo è stata per me una pecca soprattutto nella prima parte di Catturiamo la fiamma, anche perché, alternando i POV di Nasir e Zafira, non mi ha permesso, inizialmente, di affezionarmi ad alcun personaggio, né loro, né quelli che gli gravitano intorno. Mi sono poi ricreduta però con il procedere della storia. Per quanto ad essere ben approfonditi sono, a mio avviso, soltanto i protagonisti, i cui POV sono ben strutturati e fanno emergere due personalità estremamente diverse, mi sono affezionata, nel corso della narrazione, alla zumra, forse proprio perché a farlo sono i due protagonisti.

Lo stile narrativo è semplice, ma al contempo poetico, e in traduzione è stato – giustamente – deciso di mantenere molti termini in lingua originale, non inglese, ma arabo, così che i personaggi parlino con intercalari mai sentiti o, per esempio, riferendosi a Nasir come l’hashashin e non come l’assassino. Questo rende Catturiamo la fiamma un testo particolare in senso più che positivo.
Per quanto riguarda le vicende che accadono in Catturiamo la fiamma, la trama, se vogliamo dirlo banalmente, essa si snoda, secondo me, su due binari paralleli che sono della stessa importanza. Da un lato vediamo la ricerca del Jawarat, che, almeno fino al finale, non è tanto azione quanto presentazione dei personaggi in questo lungo viaggio che si ritrovano a compiere in un ambiente ostile.
La seconda linea narrativa è quella del rapporto tra i due protagonisti, che si sviluppa e cresce man mano che si prosegue la lettura di Catturiamo la fiamma. Devo dire che ho particolarmente apprezzato lo slow burn della loro relazione, il loro imparare a conoscersi e a interagire, e anche se è una storia, per me, ancora inconclusa, spero che nel secondo volume venga mantenuta questa direzione che ho particolarmente apprezzato.
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