Il caso Biancaneve

Biancaneve, scena bacio col principe

La favola di Biancaneve “sotto accusa” dai fan del politically correct e non solo, a causa del bacio non consensuale del principe Florian.

Avviso: questo articolo non mira allo schieramento di alcuna fazione ma alla riflessione del lettore e all’informazione su un tema che riguarda la società ma anche lo spettacolo e l’intrattenimento che trattiamo noi della Baia.

Da qualche giorno tutti sentiamo aria di polemica. Il tema principale è la censura. Dal discorso di Pio e Amedeo a Felicissima sera una settimana fa, dove hanno espresso un pensiero un po’ antiquato e superficiale sull’uso di alcuni termini che offendono determinate categorie oggetto di discriminazioni, banalmente confondendo la censura del politicamente corretto e il semplice rispetto, al discorso di Fedez, censurato dalla Rai per aver fatto i nomi dei politici che hanno fatto affermazioni (tra l’altro pubblicamente) discriminanti che incitano all’odio nei confronti della comunità LGBTQ+, al commento di due giornaliste su un giornale statunitense, lo SFGATE di San Francisco.

La storia di Biancaneve la conosciamo tutti, è scritta nel 1812 dai fratelli Grimm e messa sul grande schermo nel 1937 dalla Disney.

Le due giornaliste Katie Dowd e Julie Tremaine  hanno scritto una recensione su una giostra Disney riguardante la favola di Biancaneve ed esprimono:

“Le dà un bacio senza il suo consenso, mentre lei dorme. Non può essere vero amore se soltanto uno dei due è consapevole di quello che sta accadendo.”

E ancora:

“Non siamo tutti d’accordo che insegnare ai bambini che baciarsi, quando uno dei due non è consapevole, non va bene?”

Ora, la polemica sul politically correct esiste già da un bel po’ di tempo. Un anno fa di questi tempi, dopo l’omicidio di George Floyd, si censuravano vecchi film che urtavano la sensibilità della comunità nera a causa dello schiavismo rappresentato, ad esempio Via col Vento, censurato da HBO e rivisitato, o alcuni episodi di alcune serie tv, come un episodio di Scrubs in cui è presente il fenomeno della Black Face, fenomeno denigrante in quanto parodistico nei confronti di un’etnia differente da quella della maggioranza.

Via col Vento

Secondo alcuni la polemica su Biancaneve non esisteva finché alcuni politici e giornali italiani e giornali anglosassoni conosciuti proprio per creare scandalo, non alzassero il polverone, nonostante le poche views all’articolo negli USA, perché, alla fine, si trattava semplicemente dell’opinione di due persone. Una mossa politica di un giornalismo lecchino (probabilmente per sviare dal tema DDL Zan di cui si parla in Italia nell’ultimo periodo).

Secondo altri, la polemica è stata aizzata proprio dalle due giornaliste in quanto “non dovevano proprio pensarci” aggiungendo “la malizia la trovano proprio loro (le minoranze) in tutto”.

Altri ancora credono che non si tratti di una polemica ma di uno spunto riflessivo che sta a sottolineare la differenza sociale tra l’epoca in cui è stata scritta la favola di Biancaneve e i giorni nostri.

Inoltre, sono tante le storie Disney dei primi del 900 e i vecchi film che non badano a bodyshaming, pedofilia, omofobia, razzismo e maschilismo, alcuni esempi possono essere Dumbo, Cenerentola, La Bella e la Bestia, La Sirenetta, e tanti altri, quindi non avrebbe senso parlare di censura di tutto un mondo passato.

Sorellastre di Cenerentola

In effetti, possiamo notare i cambiamenti sociali tramite queste storie che educano i bambini del futuro, ad esempio Mulan, Il Gobbo di Notre Dame e quant’altro, sempre parte del mondo Disney. Sono, infatti, delle prove di un cambiamento sociale.

Mulan

Scambiando semplici opinioni con le persone che mi stanno attorno, la maggior parte degli “intervistati” hanno un pensiero contrario alla censura e al politically correct. La maggioranza esprime un pensiero positivo sulla riflessione su temi sociali e sul differenziare i prodotti sociali del passato dal pensiero attuale.

Mi spiego meglio, mentre una fazione minore crede che non ci sia niente di male nel rivisitare il passato e adeguarlo al presente, la maggioranza crede che anziché censurare sia più giusto sapere che nei primi del 900 il consenso non era un tema importante, la donna era trattata come un essere inferiore, non le era permesso esprimere nessun tipo di opinione, nemmeno riguardo se stessa, che nell’800 popoli dalla pelle nera, selvaggi asiatici e tribù indiane e sud americane venivano schiavizzate e rinchiuse in zoo umani per studiarli subdolamente e metterli in ridicolo, che omosessuali, ebrei, diversamente abili e zingari venivano crudelmente discriminati perché considerati diversi da una società ignorante.

Tutto ciò è giusto conoscerlo proprio per non commettere gli stessi errori pregressi. Si preferisce lasciare il passato così com’era, magari ponendo dei disclaimer, per adeguare ai prodotti futuri un pensiero diverso, che accoglie tutte le comunità e rende tutti gli uomini liberi di esprimersi, liberi di essere, senza discriminare il diverso, perché il concetto di diverso non deve più esistere, perché gli uomini, di qualsiasi razza, religione, sesso, orientamento sessuale e chi più ne ha chi più ne metta, sono ugualmente validi.

Un grande esempio di come gli ideali del passato andrebbero affrontati è probabilmente Tarantino, che nei suoi film tratta diversi temi sociali e rivisita la storia semplicemente cambiandone i finali, come fa, per esempio, in Django o in Bastardi Senza Gloria o ancora, nell’ultimo film, C’era una volta a Hollywood. Tarantino, infatti, non si avvicina minimamente al politically correct, racconta il passato ma fa prevalere gli ideali inclusivi del presente.

In conclusione, i film e le storie del passato, come Biancaneve, sono adattati ad una cultura che non abbraccia i pensieri sociali del presente. Secondo molti, le attuali “polemiche” sul politically correct sono effettivamente uno spunto di riflessione sui temi citati.

Ma la rivisitazione dei prodotti dello spettacolo che fanno parte di un’altra epoca, non è la soluzione, in quanto andrebbe a censurare la storia, che è importante conoscere per creare dei prodotti futuri in grado di educare le future generazioni e non urtare la sensibilità di nessuno, come non è avvenuto, invece, nel 2021, in prima serata con Pio e Amedeo, ed ecco perché è forse più grave il loro discorso e non tanto il film di Biancaneve.

Ora sta a voi chiedervi “nel caso di Biancaneve è giusto parlare di polemica? È giusto parlare di politically correct? È davvero necessario tirar fuori prodotti appartenenti ad un altro tempo, ad altri pensieri, più limitati rispetto a quelli dei giorni nostri? È giusto rivisitare o censurare ciò che era?”

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