L’ALBA DEI MORTI VIVENTI (2004): gli zombie nella contemporaneità

Alba dei morti viventi

L’alba dei morti viventi, il remake originale spunto di molti altri prodotti cinematografici dell’orrore che fece esordire il giovane regista Zack Snyder.

L’alba dei morti viventi è un film horror del 2004, remake del capolavoro d’orrore del 1978 di George A. Romero conosciuto in Italia come Zombi. Tra l’altro, l’attore protagonista di Zombi, Ken Foree, ha una parte cameo come sacerdote in questo film. La pellicola è scritta da un giovanissimo James Gunn, conosciuto oggi per aver partecipato alla produzione di diversi film targati Marvel, e diretta da un esordiente Zack Snyder, che con questo prodotto inizia la sua carriera nell’ambito cinematografico.

La trama, come si può evincere dal titolo, tratta la storia di una città che, a causa di un virus divulgatosi molto in fretta, si trova messa in ginocchio da un’invasione di non morti, cioè individui affetti da zombismo. Ana, la nostra protagonista, insieme ad un gruppo di superstiti, dovrà cercare di sopravvivere in quella situazione.

Senza andare troppo in profondità per evitare eventuali spoiler, andiamo direttamente a spiegare il perché questo film è sicuramente un cult del genere horror nel mondo cinematografico. L’opera, non è un classico film sugli zombie fatto in maniera quasi disinteressata, anzi, tutto il contrario. Inizialmente potrebbe, sicuramente, avere l’incipit di ogni prodotto del genere. Lo spettatore potrebbe sicuramente pensare che la sceneggiatura è molto prevedibile nei suoi colpi di scena, potrebbe notare le classiche location da film di zombie, quasi videoludiche, ma ci sono molti elementi sostanziali che fanno riflettere su quanto in realtà sia peculiare.

Innanzitutto, se si conosce bene il genere, si può notare sin da subito quanti prodotti cinematografici sui non morti si siano ispirati a questa pellicola oltre che ovviamente al capolavoro romeriano e abbiano unito i due film, tanto per citarne uno: Resident Evil Afterlife. Il punto principale su cui si sofferma la sceneggiatura non è tanto la situazione, se non dal punto di vista dell’azione, né su una qualche critica sociale come avviene invece in Zombi, quanto più nel rapporto tra i personaggi e la sopravvivenza.

Di fatti, vediamo personaggi scritti con un proprio carattere, sono tutti molto diversi tra di loro e notiamo bene le loro priorità nella situazione di sopravvivenza in cui si trovano. Dall’egoismo all’altruismo, addirittura al buonismo (che, personalmente, ho trovato principalmente nella protagonista che spesso dà ordini dettati da una bontà, che in una situazione di pericolo simile dovrebbe un attimo essere accantonata e che mette quasi sempre in pericolo il resto del gruppo), i personaggi, dunque anche gli attori interpretanti, si destreggiano alla ricerca della salvezza dall’orda di non morti, anche attraverso una sottile ironia pungente e sarcastica.

Ma fondamentale peculiarità di questo prodotto dell’orrore è la tecnica registica. Snyder è conosciuto, ad oggi, per le sue opere particolari che giocano sui cromatismi della fotografia, una prova conosciuta da tutti è 300, ad esempio. Oltre ai movimenti di camera e montaggio delle azioni molto precisi, dai piani sequenza a scene a rallenti molto matrixiane, quello che più colpisce è la fotografia che, sicuramente, può non essere nei gusti di tutti (come nei miei da spettatore soggettivo) perché molto saturata ma ha oggettivamente grande significato.

Ispira gran parte delle scene d’azione, allo Shining di Kubrick, grazie alla grande accentuazione fotografica del sangue, probabilmente anche ai prodotti tarantiniani e inoltre, la scelta di colori va a differenziare il suo prodotto da quello di Romero che invece si produce più che altro nell’ombra, questo proprio per sottolineare la contemporaneità di questa pellicola del ventunesimo secolo adattando, dunque, classicità a stili moderni dei primi anni duemila.

Infine, Snyder riesce a dare un tono che lascia sulle spine il pubblico con scene di suspense che alternano silenzi strazianti e una colonna sonora tutta rock e dinamica tra Johnny Cash e i Disturbed, curata da Tyler Bates (maestro che curò anche le colonne sonore di John Wick, 300, Guardiani Della Galassia, Halloween, Deadpool 2, insomma tra le migliori musiche del cinema), fino alla fine della pellicola che include dei titoli di coda che grazie a questo montaggio alternato danno ancora più ansia allo spettatore che sta seguendo il film.

Dunque, per terminare: L’alba dei morti viventi è un remake che ha ispirato gran parte dei film e dei videogame di oggi sugli zombie. Il film fa scoprire un talento registico non indifferente, Zack Snyder, che ha tutte le capacità per esprimere modernità e paura all’interno di questo genere nel cinema, proprio con questo film, connettendosi anche ai classici del cinema di un tempo. È un prodotto che eccede nello stile mai nell’azione ma è comunque ricco di energia ed elementi interessanti nonostante si è già abituati a questo tipo di sceneggiature.

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