I JRPG ad alto budget paiono essere divenuti una rarità al giorno d’oggi. Al di fuori di saghe blasonate come Final Fantasy e Dragon Quest, siamo di fonte ad un genere che spesso si trova a fare i conti con le difficili leggi di mercato odierne, basate sul rapporto costi-ricavi che difficilmente lo favorisce. O ottieni un successo immediato – come accaduto a Persona 5 di Atlus ad esempio – oppure, malgrado le enormi potenzialità, ti ritrovi a passare del tutto inosservato per anni ed anni al grande pubblico (“The legend of Heroes” saga? coff coff..).
Direi che la saga “Tales of” di Bandai Namco si posizioni più o meno nel mezzo di queste due realtà. La sua popolarità è esplosa solo qualche anno fa con le sue pubblicazioni più mainstream “Tales of Symphonia” e “Tales of Vesperia”, e da allora il tutto è andato avanti tra alti e bassi, sia in termini di merita qualità ludica che di successo commerciale. Per questo motivo e svariati altri, la saga non è mai riuscita ad imporsi saldamente tra gli “elite JRPG”, eppure Tales of Arise stavolta pare intenda puntare al top, o quantomeno ad un posto tra le stelle.
Per tante ragioni, Tales of Arise è proprio ciò di cui il franchise aveva bisogno. Senza dubbio si tratta di una release ad alto budget e si vede, sia dal meraviglioso impatto grafico ottenuto grazie al nuovo engine, sia dal corposo quantitativo di contenuti legati alla main story che opzionali. Impegno e dedizione sono stati profusi in quantità nell’esperienza proposta e si vede, dando vita all’episodio della saga qualitativamente migliore da tanto, tanto tempo.
Noi vestiremo i panni di Alphen, un uomo misterioso costretto ad indossare una spessa maschera di ferro, apparentemente colpito da una grave forma di amnesia. Capisco bene che il vostro “Radar individua stereotipi-anime related” sia impazzito con queste premesse, ma desidero spezzare una lancia in suo favore invitandovi a dare una chance alla storia narrata; lungo il corso di quella che diverrà rapidamente un’avventura dai toni fortemente epici infatti, assisteremo in contemporanea ad uno sviluppo e crescita interiore notevoli di ogni membro del party, elemento che andrà a comporre l’ossatura principale su cui si sorregge l’intera vicenda.
Schiavo da che ne ha memoria, Alphen sogna di liberare il suo popolo dalla minaccia Renana, una civiltà arrivata sul suo pianeta 300 anni prima, intenzionata non alla colonizzazione, bensì a sfruttarne le immense risorse di Energia Elementale, estratta al contempo da Dahna e da tutti i suoi abitanti tramite l’utilizzo di tecnologie avanzatissime. Il fortuito incontro con una ragazza misteriosa chiamata Shionne offrirà al giovane una chance di vendetta, e non ci vorrà molto prima che il duo dia inizio ad una rivolta contro l’armata di oppressori.
La liberazione di Dahna è alla base di grossa parte del plot narrativo, con Alphen, Shionne e il colorito gruppo di loro alleati impegnati a viaggiare da una regione oppressa all’altra, ognuna caratterizzata da una propria “Story arc” (con relativo nuovo membro del party da reclutare) a suo modo piuttosto prevedibile ma sempre ricca di eventi interessanti e dai toni epici, in grado di dare vita nel complesso ad una grande avventura, impremiata di quel senso di meraviglia e desiderio di buttarsi alla scoperta dell’ignoto che ci attende. Non si tratta comunque di un qualcosa da vivere alla leggera; la storia infatti non si risparmia momenti piuttosto pesanti e “dark”, uniti ad alcune rivelazioni in grado di dare gran peso ed importanza alla loro missione. Chiaro, non stiamo parlando di nulla di estremamente opprimente o crudo, ma un po’come accaduto con Dragon Quest XI, gli autori hanno voluto spingere un po’più i toni verso una narrativa matura ed il tutto funziona molto bene nel complesso.
Il ritmo della narrazione, va segnalato, è risultato un po’altalenante a tratti. Tales of Arise pare non poter a sua volta sfuggire alla sindrome di tanti JRPG moderni, i quali tendono a spiegare e ri-spiegare svariate volte le vicende ad ogni nuovo dialogo, magari portando alla luce eventi accaduti pochi minuti/mezz’ora prima ed ancora perfettamente freschi nella mente, rallentando fortemente alcune sezioni di gioco. Fortunatamente la storia principale è graziata da una grossa mole di colpi di scena, intrighi etc.. In grado di tenere alta la curiosità e l’attenzione, oltre a creare empatia crescente per il party degli eroi protagonisti, mano a mano che tutto procede in modo sempre più incalzante.
Insomma, la storia principale compie un gran lavoro nel catturare il giocatore e tenerlo incollato allo schermo, ma è soprattutto il forte senso di progressione a far brillare Tales of Arise. Livellare il party, imparare nuove abilità, trovare nuovo equip e finalmente sconfiggere nemici che qualche ora prima parevano imbattibili.. Tutto quel che rende il giocare un JRPG classico così appagante è presente e realizzato in modo eccellente.
Ciò ci porta al parlare del combattimento. La differenza principale della serie Tales Of rispetto alla concorrenza è sempre stato il suo battle system, votato all’azione in tempo reale basata prettamente su combo rispetto allo stile turn based di buona parte degli esponenti di genere. In Tales of Arise la formula non è cambiata ma, rispetto ai predecessori, il tutto sembra molto più.. Moderno. Un movimento totalmente libero di personaggio e camera oltre all’aggiunta di una schivata dall’ottima responsività sono dei Game Changers che brilleranno sin dai primi momenti. Il tutto unito ad attacchi speciali legati all’utilizzo di AG, una risorsa in grado di ricaricarsi in pochi secondi dopo essere stata consumata, in grado di dare vita a combo potenzialmente infinite se sarete in grado di padroneggiarne tempistiche e applicazione.
Visto superficialmente, qualche veterano potrebbe obbiettare dicendo che il titolo abbia sacrificato profondità di gameplay in favore dell’accessibilità, eppure le modifiche apportate al sistema hanno fatto in modo che nel complesso, il tutto sbocci mano a mano che il procederete nella vostra avventura. I nemici sono ora dotati di percentuali di HP superiori rispetto al passato, rendendo gli attacchi normali poco efficaci, andando invece a spingere sull’utilizzo ancor più marcato di combo in serie, le quali porteranno il nemico in stagger mode, esponendolo ad un attacco chiamato “boost strike”, in grado di infliggergli istantaneamente un colpo di grazia combinando i poteri di due membri del party.
Più giocherete e più entrerete in sintonia con questo nuovo combat system, sino a farlo diventare una vostra seconda pelle. Creare un ritmo di gioco soddisfacente è essenziale in un qualunque gioco action-based e Tales of Arise ci riesce appieno. Schivare un attacco in arrivo all’ultimo secondo, concatenare combo spettacolari e richiamare i propria alleati per operare delle aperture nella difesa avversaria con i loro Boost Attack unici.. E’semplicemente divertimento allo stato puro.
Va detto che non sarete confinati al dover giocare esclusivamente nei panni del protagonista spadaccino. Sono infatti presenti 6 personaggi giocabili ed interscambiabili in ogni momento ed ognuno di essi utilizza uno stile di combattimento unico e peculiare. Shionne è per esempio una tiratrice dalla lunga distanza, in grado di abbattere con maggior facilità nemici volanti, mentre Rinwell necessita di tempistiche particolari per castare magie devastanti in grado di colpire molteplici membri del party nemici in con devastanti AoE.. Non sarete obbligati a switchare personaggio se non ne avrete voglia ma nel caso desideriate sperimentare qualcosa di nuovo, ricaverete gioia immensa dalla sperimentazione e dal masterare le differenti abilità di ogni singolo elemento del party.
E’un peccato però, che non siano presenti un numero poi tanto elevato di nemici realmente differenti tra loro. Mostri simil-lupi per esempio, appariranno lungo praticamente tutto il game, divenendo giusto più potenti e dal reskin reso via via più “oscuro”.. Chiaro, i nemici più potenti riceveranno nel tempo una o due nuove mosse da imparare a predictare e counterare, ma la varietà a livello visivo risulta un po’problematica. Va detto che il tutto ha senso in termini di pura Lore ( i mostri sono in realtà animali che i Renani hanno trasformato in armi per loro utilizzo), ma è innegabile provare insoddisfazione entrando in una nuova area per ritrovarsi gli stessi tipi di lupi/insettoni giganti visti e rivisti da massacrare nuovamente.
Un’altra grossa pecca riscontrata è data dall’intelligenza artificiale dei nostri alleati. In combattimento saremo sempre in compagnia di svariati membri del party e, malgrado sia possibile creare dei comportamenti personalizzati da far loro seguire, spesso ci ritroveremo a fare da babysitter ad alcuni di essi piuttosto che a combattere fianco a fianco a soggetti nostri pari. Ovviamente nessuno pretende di avere dei compagni d’arme totalmente immortali ed estremamente overpowered, ma sicuramente siamo di fronte ad un elemento di gioco che necessita più di una revisione.
Il problema principale è dato dal fatto che le skill di cura utilizzano una risorsa differente rispetto agli AG, chiamati “Cure Points”. I CP sono condivisi tra tutti i membri del party e NON si rigenerano in combattimento, a meno che non utilizziamo specifici oggetti. Ecco quindi che se magari noi anche risulteremo perfetti durante uno scontro, se i nostri alleati verranno ripetutamente colpiti vedremo i CP calare e consumarsi in breve tempo. In particolare durante alcune Boss Fight piuttosto ostiche, ci sembrerà quasi di venir “puniti” dalle azioni folli compiute dai nostri party member, su cui abbiamo un controllo praticamente nullo.
Per fortuna il tutto si bilancia parzialmente nel tempo, acquisendo nuove skill e trovando metodi efficaci di gestire i nostri CP, ma il tutto risulta comunque un aspetto seccante all’interno di un altrimenti divertente e godibile combat system.
Tale sistema è comunque messo a buon uso comunque. Uno degli elementi che abbiamo maggiormente apprezzato di Tales of Arise è il quantitativo di cose da fare in late game, sotto forma di lunghe side quest interconnesse da loro e svariati boss opzionali parecchio impegnativi. Senza andare a spoilerare nulla, queste escursioni offriranno grandi ed interessanti premi sotto forma di equipaggiamento top tier ed altri potenti e rari elementi. Completare tutti questi vari extra è davvero divertente e gratificante, oltre ad aggiungere un 20-30 ore d’avventura alle circa 60 da dedicare al titolo base.
Passando ad altro, la direzione artistica di Tales of Arise merita sicuramente una menzione. Siamo di fronte ad un gioco estremamente bello da vedere, sia per quel che riguarda i modelli dei personaggi principali, sia per quel che concerne il design ambientale, spesso mozzafiato. E’stato fatto davvero un lavoro enorme da questo punto di vista e più di una volta ci siamo trovati a fermarci in un’area ad ammirarne ogni dettaglio, pensando a quanto potrebbe portare giovamento l’aggiunta di una photo mode all’interno del titolo.
In conclusione, Tales of Arise è andata ben oltre le nostre più rosee aspettative. Con i suoi panorami pittoreschi in grado di regalare un vero senso d’avventura, è facilmente classificabile come uno dei più solidi capitoli della saga di sempre. Cutscene ben realizzate e momenti memorabili aiutano immensamente nel presentare una storia intrigante e dai toni epici, mentre il combat system fortemente rinnovato regala soddisfazioni via via maggiori mano a mano che il party guadagna esperienza ed impara nuove tecniche. Un moderno viaggio fantasy con tutte le qualità di un classico JRPG d’altri tempi.
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